FOTO Dl GRUPPO CON ESCLUSIONI
Carissimi,
vediamo con sempre maggiore frequenza le molte religioni del mondo in foto di gruppo.
È sicuramente un segno dei tempi. Guardo e misuro i miei… secoli di vita. Appena ieri - cioé secoli fa - quelle tante religioni ritenevano loro sacro dovere mantenersi a debita distanza per non subire reciproci contagi malefici.
E il loro tenersi a distanza era addirittura un bene rispetto ai loro sporadici incontri quasi sempre scontri rissosi, violenti e con indecenti esibizioni di morti e feriti.
Il fatto che ora, almeno per il tempo di una foto, le religioni stiano le une accanto alle altre e che ci stiano sorridenti e proclamanti pace è qualcosa che non può non incoraggiare ad essere un po’ meno preoccupati gli abitanti di questo inquieto pianeta. Però… Non posso evitarlo. Ho delle riserve.
C’è, in tutta evidenza, un dato di fatto: il gruppo è gruppo di vertici.
Quasi inevitabilmente dovendo trovare referenti individuabili e accreditati di una qualche rappresentabilità. Comunque foto di vertici. In una delle ultime manifestazioni interreligiose ho colto l’imbarazzo del telecronista: non sapendo come qualificare i rappresentanti di religioni mancanti di gerarchie o di termini specifici per ruoli qualificati, se l’è cavata ricorrendo ad un generico ma significativo " capo".
Foto di capi
Accettabile per chi riconosce e si riconosce nel capo e, attraverso il capo, si ritrova in quella foto.
Problematica per chi non essendo disposto ad ammettere un capo o, comunque, a dare al capo deleghe in bianco, e che o si sente escluso da quella foto o, peggio ancora, vi ci si ritrova senza volerlo, in forza di una rappresentanza abusiva, non riconosciuta.
Ed è qui la riserva decisiva: nella foto di gruppo le religioni si mostrano spesso in artificiosa uniformità, escludendo o camuffando tutto ciò e tutti coloro che non siano allineati alle loro posizioni canoniche. Escluso rigorosamente ogni "dissenso". "Dissenso" attuale. I "dissensi" del passato, consegnati alla storia, hanno acquisito il diritto di entrare nel gruppo. Perché i " dissidenti", quelli che hanno deciso di " sedere in disparte", hanno ormai acquistato identità propria e separata; sono diventati "altri" e ciò basta per accettarli "accanto": i protestanti per i cattolici. Ciò che non si sopporta è il dissenso interno in atto. Il dissenso "dentro" è il se stesso inquietato, messo in discussione, costretto ad esaminarsi al di là dei comodi consensi e dei facili applausi: il massimo dell’insopportabile per le religioni che presumono mutuare la perfezione e 1’intangibilità divina.
Affido tutto questo ai nipoti. Da parte mia metto in conto convinzioni che attingono documentazione dal passato e si attrezzano per il presente-futuro.
L’esclusione dei " disobbedienti" è per le religioni - e particolarmente per la mia (nostra) religione - vizio antico, antichissimo.
Ho appena letto Contro gli eretici (Il Mulino 1996) L’autore, G. G. Merlo, esamina un periodo limitato: dal 1179, Concilio Lateranense, ai primi decenni del secolo successivo.
Tempi lontani. Eppure ho avuto più di una volta l’impressione di leggere di oggi, dei nostri tempi. Estrapolo qualcosa in ordine sparso ma, credo, rispettando una logica praticata.
L’eresia allarga la propria accezione in rapporto al dilatarsi del significato di ortodossia che da teologica diventa ecclesiologica, disciplinare e, perfino, politica. Per cui finisce per essere eretico chiunque si distacchi da una perché una le coinvolge tutte (pp. 95-96).
Gli eretici servono, anzi sono necessari al vertice ecclesiastico, alla sua affermazione e al suo consolidamento e anche alla legittimazione dei suoi interventi repressivi (pp. ll0-lll).
Gli eretici debbono essere perseguiti ma mai contattati: "una persuasione non coercitiva comporterebbe un riconoscimento delle ragioni altrui" (p.66). Guai a fare dell’eretico un interlocutore!
Contro gli eretici tutto è permesso. Dall’irrisione per la pochezza numerica - siete niente perché siete in pochi! (p.139) - alla strumentalizzazione di santi, della santità: Antonio da Padova è passato alla storia come il "martello degli eretici" eppure gli storici tendono ad accordargli piuttosto il titolo di "martello dei prelati" (pp.76-77 e l’intero cap. III).
Avveniva. Avviene? Avveniva anche al di là del secondo millennio?
Recupero un contributo di E. Hoornert. Fruga ne La memoria del popolo cristiano (Cittadella 1989) dei primi tre secoli cristiani e scopre anche lì vuoti di memoria programmati, "memorie cancellate" per impedire che si ricordasse ciò che non conveniva alla chiesa dominante.
"La tradizione apostolica codificata e scritta visse per molto tempo accanto a tradizioni elaborate da grandi capi dell’eresia, come Marcione di Sinope o Montano di Frigia. Fu solo dopo il suo riconoscimento come chiesa imperiale che il cristianesimo arrivò a eliminare persino le ultime vestigia delle ‘eresie’ con le quali aveva prima convissuto. La ‘condanna della memoria’ (dannatio memoriae) fu così drastica che oggi non riusciamo ad avere in mano una sola pagina scritta da Marcione, ritenuto il padre degli eretici… Questa reazione molto violenta di fronte alle eresie ha recato danni irreparabili alla nostra conoscenza delle origini cristiane" (p 13). Aggiungo una frase di S. Girolamo, che è frase sintesi. La trascrivo in latino per ridurre lo scarto tra il tradurre e il tradire: "So1os haereticos non recipimus" (Apologia contro Rufino, 3,17).
Traduzione possibile: "Chiudiamo la porta in faccia soltanto agli eretici". Traduzione adattata: foto di gruppo con rigorosa esclusione dei non allineati.
Già, la foto di gruppo delle religioni. Non la straccio ma la vorrei completa, senza esclusioni. Soltanto
al completo potrebbe segnalarci cose buone per tutti.
Ma - ne sono sicuro - rimarrà sempre così: foto di vertici che snobbano chi non vuole fare da gregario; di vertici che non sopportano una base che non faccia loro da piedistallo.
E gli esclusi debbono saper vivere da esclusi. Esclusi poi da chi e da che cosa? Impossibile ipotizzare che l’esclusione sancisca o aiuti inclusioni in "gruppi" di maggiore spessore umano ed evangelico?
Esclusi, comunque, che non debbono aspettare di essere accettati o ammessi per sentirsi vivi, veri e realizzati. Spetta agli escludenti operare tardive e furbesche riabilitazioni. Gli esclusi, se non possono evitare di subire ingiustizie, sapranno evitare di consolarsi con possibili glorificazioni postume.
Foto di gruppo delle religioni con esclusioni.
Preferisco la foto di gruppo di chi magari appartiene agli esclusi ma non accetterà mai di escludere qualcuno.
Martino Morganti