Il Pacifismo rivoluzionario
Data: 28 Aprile 2021
Autore: Laura Tussi
L’antimilitarismo operaio e il movimento socialista
Il Pacifismo rivoluzionario
L’antimilitarismo da Rosa Luxemburg alle incertezze che riflettevano le divisioni non solo all’interno della socialdemocrazia, ma anche tra i partiti dell’Internazionale
Laura Tussi L'antimilitarismo operaio e il pacifismo rivoluzionario
L’antimilitarismo operaio e il movimento socialista
Tra le correnti politiche organizzate dell’epoca contemporanea spetta al movimento socialista e in generale al movimento operaio la posizione di maggior rilievo nell’ambito della lotta contro la guerra.
Più che di pacifismo del movimento operaio internazionale bisognerebbe parlare dell’antimilitarismo che accompagnò lo sviluppo del movimento soprattutto nell’era della seconda internazionale, che coincise con l’età dell’imperialismo, che sarebbe sfociata nello scontro tra le potenze del primo conflitto mondiale.
La questione della guerra e della pace divenne uno dei motivi di unificazione e anche di divisione dei rapporti tra i socialisti di diversi paesi.
Uniti nella condanna della guerra e nella convinzione della necessità di mantenere la pace, come condizione essenziale, con lo sviluppo economico, della crescita della classe operaia e connesse le prospettive di cambiamento rivoluzionario, i socialisti dei diversi paesi non furono altrettanto uniti nell’individuazione dei mezzi e di una strategia per impedire l’esplodere di una situazione bellica. L’affermazione delle politiche nazionali e la crescita dei diversi movimenti socialisti all’interno dei conflitti dei confini nazionali furono certamente all’origine della difficoltà di realizzare una piattaforma non solo politica, ma anche operativa unitaria, che partisse dal riconoscimento dell’identificazione della causa del socialismo con la causa della pace. Simbolicamente questa identificazione fu espressa nel modo più tangibile della festa del Primo Maggio, che diventò anche il simbolo della lotta per la pace come condizione indispensabile per l’emancipazione dei lavoratori.
Operativamente si affermò costantemente la tendenza a lasciare che ogni singolo partito socialista trovasse da solo gli strumenti per combattere il militarismo, la guerra, la brutalità della condizione bellica, ora votando contro le spese militari, ora teorizzando l’abolizione degli eserciti professionali, ora facendo proprie le istanze in favore dell'antimilitarismo, più tipiche del movimento pacifista borghese, dal quale il socialismo si distinse sempre per l’analisi di classe del militarismo e dell’imperialismo.
Le crisi internazionali del secolo XX acuirono, con la necessità di una concreta presa di posizione del movimento operaio internazionale, anche la difficoltà di condurre diversi partiti socialisti a una piattaforma unitaria.
Determinante nell’impedire l’accordo non solo sui principi, ma anche sui mezzi presi sempre dal persistente conflitto tra i socialisti francesi da una parte e i socialisti tedeschi dall’altra: oltre le diversità delle posizioni nella pratica antimilitarista.
Ciò che li divideva era la pregiudiziale che riservava ai singoli partiti nazionali la scelta dei mezzi per combattere il pericolo di guerra. Il grande sviluppo dell’agitazione antimilitarista però opera soprattutto della sinistra socialdemocratica, e per essa di Rosa Luxemburg, come campagna di massa, non si saldò una altrettanta chiara linea politica, e qui le incertezze riflettevano le divisioni non solo all’interno della socialdemocrazia tedesca, ma anche tra i partiti dell’internazionale. La crisi e la paralisi che condannò l’internazionale nell’agosto del 1914 all’indomani del primo conflitto mondiale non fu un esito improvviso inaspettato, ma il risultato del divorzio tra il potenziale di agitazione e di protesta e di incertezza di strategia politica dei partiti.
La riorganizzazione del movimento contro la guerra nel corso del conflitto mondiale avvenne fuori dei partiti ufficiali e fu una delle componenti della futura terza internazionale.
Note: Bibliografia -
E. Collotti, G. Di Febo, Dossier Storia, Contro la guerra. La cultura della pace in Europa, Giunti Edizioni
L. Bruti Liberati, Il clero italiano nella grande guerra, Editori Riuniti, Roma
S. Soave, Fermenti modernistici e democrazia cristiana, Giappichelli, Torino Parole chiave: pace, educazione alla pace, disarmo, antimilitarismo, prima guerra mondiale, socialismo, pacifismo, conflitto, conflitti Articoli correlati Che cosa è il pacifismo? Una guida per capire PACE Domande, dubbi e possibili risposte su un concetto al centro di un dibattito in continua evoluzione Che cosa è il pacifismo? Una guida per capire Scriveva Albert Einstein:"Un uomo può trovare piacere a marciare al suono si una banda militare. Ma per fare ciò non ha bisogno del cervello, gli basta il midollo spinale." Alessandro Marescotti Agenda ONU per il disarmo nucleare DISARMO Una speranza di cambiamento mondiale Agenda ONU per il disarmo nucleare Le armi nucleari sono le armi più pericolose sulla terra. Una piccola ogiva può distruggere un'intera città, ma qui parliamo di arsenali che possono sterminare centinaia di milioni di persone, mettendo a repentaglio l'ambiente naturale e la vita delle generazioni future 14 aprile 2021 - Laura Tussi Maria Montessori e il pacifismo PACE Donne coraggiose Maria Montessori e il pacifismo Maria Montessori continuò, durante l’esilio imposto dal fascismo, nelle sue conferenze a esprimere messaggi di pace e lanciare moniti per la nonviolenza, mentre in tutta Europa e nel mondo divampavano l’odio, la violenza e la seconda guerra mondiale, provocati dai regimi nazifascisti. 12 aprile 2021 - Laura Tussi Donna: l’impegno pacifista PACE La donna emancipata e pacifista nella cultura dell'Ottocento Donna: l’impegno pacifista L’asprezza del misoginismo ottocentesco si scontra con l’esperienza dei primi gruppi emancipazionisti. La donna emancipata e pacifista diviene allora il bersaglio da colpire, l’emblema di disordine e della sregolatezza morale. 11 aprile 2021 - Laura Tussi
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