Il principio speranza
Data: 17 Maggio 2020
Autore: Laura Tussi
Fonte: https://www.peacelink.it/pace/a/47641.html
Il sistema concentrazionario e gli orrori del nazifascismo
"L'affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli,non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all'esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono".
Ernst Bloch
Il progetto “per non dimenticare” è nato negli anni ‘80 a Nova Milanese a livello istituzionale con l’amministrazione comunale, la biblioteca civica popolare e l’archivio storico della città di Bolzano.
Il progetto consiste da anni in viaggi studio nei luoghi della memoria, ossia nel campo di concentramento e sterminio di Mauthausen e nei suoi sottocampi. In questi viaggi studio sono coinvolte le scolaresche di Nova Milanese, paese dell’hinterland di Milano noto con il nome di 'città della memoria'.
La biblioteca civica popolare di Nova Milanese e l’archivio storico della città di Bolzano hanno raccolto tra gli anni '90 e 2000 più di 200 videotestimonianze di ex deportati civili per motivazioni politiche, deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti, con l’unica colpa di essere dissidenti e oppositori al regime nazifascista che voleva annientare la diversità: l'opposizione, la marginalità, la devianza, la fragilità. E i deportati, secondo lo schematismo ideologico, alienante, aberrante e assolutista del Terzo Reich, erano colpevoli, in quanto partigiani, operai delle fabbriche, scioperanti, resistenti, renitenti, tutti oppositori di diverso colore politico o addirittura apartitici o non appartenenti a grandi gruppi politici e organizzazioni partitiche.
Fabrizio Cracolici, ricercatore storico contemporaneo, e tra l’altro, presidente ANPI della sezione "Emilio Bacio Capuzzo" di Nova Milanese dal 2011, si sta occupando della digitalizzazione delle oltre 200 videotestimonianze dei deportati provenienti da varie regioni d’Italia. In questo lungo percorso abbiamo divulgato l’esperienza del progetto "per non dimenticare" durante innumerevoli discorsi in pubblico nell’ambito delle presentazioni pubbliche dei libri che abbiamo scritto assieme e riguardanti la pedagogia della pace, la didattica della memoria e la pedagogia della resistenza i cui ideali e principi sono tra i baluardi della dichiarazione dei diritti umani dell’ONU sancita nel 1948 e delle Costituzioni nate dall'Antifascismo. Oltre 400 eventi pubblici dal 2009 che raccontano la storia di deportati senza più un nome, ma identificati e privati di dignità con un grossolano numero di matricola in alcuni casi marchiato a fuoco sul braccio, in altri casi tatuato a inchiostro.
Le persone che parlano nelle videotestimonianze del sito istituzionale Lager e Deportazione, appartenente al progetto "per non dimenticare", appaiono e sono estremamente naturali e commosse, pur raccontando vicende e episodi praticamente inenarrabili perché inconcepibili dalla sensibilità di un ascoltatore cosiddetto 'normale'. I deportati parlano con il cuore della loro esperienza nei Lager. Sono persone semplici, ma importanti, perché raccontano quanto la Resistenza anche fatta di piccole azioni quotidiane, abbia potuto donarci la pace, la democrazia e la Costituzione. Sono persone che testimoniano negli anni '90 e 2000 e, per ovvie ragioni biologiche e anagrafiche, ormai non esistono più. Questo fa comprendere ancora maggiormente lo spessore e l’importanza del progetto "per non dimenticare" e la ricchezza umana racchiusa in esso, un autentico patrimonio di pace: un autentico patrimonio per l’umanità.
I deportati parlano di morte, orrori, brutalità, violenze inconcepibili per l’umanità, ma non perdono mai l’orientamento del loro discorso dettato da un grande sentire di speranza e da un grande sentimento: l’amore universale. Il grande sentimento per l’amore della nostra umanità, per i posteri, per le presenti e nuove e future generazioni che sono ancora chiamate al 'principio responsabilità' di Hans Jonas e al 'principio speranza' per citare Ernst Bloch.
La 'responsabilità' della pace per non dimenticare gli orrori del passato e le atrocità delle guerre e il 'principio speranza' per realizzare un futuro privo di sofferenza, di miseria, di aberrazioni, in tutto il mondo. Le nuove generazioni sono responsabilizzate da questo 'principio speranza' per salvare nostra madre terra dalla distruzione globale e definitiva.
Infatti, la Seconda Guerra Mondiale con la super potenza della Germania, che possedeva i missili intercontinentali V2, avrebbe presto trasformato la terra in una ecatombe nucleare. Per questo con Fabrizio Cracolici siamo promotori e portavoce, insieme a centinaia di associazioni e organizzazioni in tutto il mondo, del premio Nobel per la pace 2017 a Ican - Campagna internazionale per l’abolizione degli ordigni nucleari e per il disarmo nucleare universale. Perchè l'umanità deve continuare a esistere. Perchè il rischio dell'estinzione è elevato. Perchè non c'è più tempo.
I deportati nelle videotestimonianze parlano, testimoniano, denunciano, si commuovono, insegnano e spiegano quanto le guerre siano inutili e devastanti, con grande umiltà, ma senza rassegnazione. E narrano quanto i valori dell’umanità sono più alti e belli come il valore della vita e della bellezza che salverà il mondo. Il progetto "per non dimenticare" condotto e seguito con Fabrizio Cracolici dal 2011, di cui siamo promotori e portavoce, è stato sostenuto in tutti questi anni, da notevoli personalità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo, che ci hanno spronato a proseguire, da Moni Ovadia a Alex Zanotelli, da Carlo Smuraglia a Carla Nespolo, da Vittorio Agnoletto a Daniele Biacchessi e moltissime altre personalità che spiccano nel panorama nazionale per le loro doti e la loro eloquenza nel denunciare i soprusi delle nuove destre, del neofascismo e gli orrori delle guerre umanitarie e dello schiavismo e dell’assassinio dei migranti rinchiusi ancora nei lager del XXI secolo.
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