Terrestrità: una canzone d’amore per il pianeta
Data: 14 Dicembre 2022
Autore: Laura Tussi
Terrestrità: una canzone d’amore per il pianeta
Il libro “Memoria e futuro” e le installazioni “I Love You Earth” di Yoko Ono: due modalità per risvegliare le coscienze al rispetto dell’ambiente
I love you, earth, you are beautiful I love the way you are I know I never said it to you But I wanna say it now
I love the way you shine I love your valleys, I love your mornings… Over blue mountains, over green fields I wanna scream about it now
Gli esseri umani appartengono alla Madre Terra, unico ecosistema globale di esseri viventi e non viventi. Questo fondamentale presupposto dovrebbe essere il punto di partenza per condurre uno stile di vita sostenibile e rispettoso dell’ambiente. E se i governi non danno risposte convincenti a questa esigenza, sono gli attivisti, ma anche gli artisti, che spesso si mobilitano per cercare di diffondere questo messaggio. Pensiamo al noto movimento giovanile Fridays for Future, ma anche, in ambito musicale, all’ultimo album “Karma Clima” dei Marlene Kuntz, in cui Cristiano Godano e soci hanno affrontato il tema del cambiamento climatico (link alla recensione: http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/karma-clima/ )
Tra i molti esempi di campagne ed interventi di sensibilizzazione promossi in tempi recenti, vorrei citare due esempi relativi allo scorso anno ma che sono ancora di stringente attualità. Del resto, gli effetti del riscaldamento globale sono stati visibili nel corso di tutto questo 2022, con temperature notevolmente superiori alle medie stagionali; su un altro fronte, lo scoppio del conflitto russo-ucraino ha poi risvegliato i fantasmi della possibilità di una guerra nucleare, oltre alle pesanti ricadute sugli equilibri mondiali ed ambientali. Pertanto, ogni evento o azione a favore del disarmo e della tutela del pianeta merita di essere adeguatamente illustrato e valorizzato.
Il primo esempio è costituito dall’operato di un collettivo, composto da alcuni esponenti del gruppo “Disarmisti Esigenti” e da altri aderenti alla Campagna Internazionale per la messa al bando delle Armi Nucleari (ICAN). Essi hanno lanciato, tramite la pubblicazione del libro “Memoria e Futuro” edito da Mimesis e pubblicato nel marzo 2021, un appello per la costituzione di una Rete per l’Educazione alla Terrestrità. Promotore dell’iniziativa è stato Alfonso Navarra, che ha curato il volume insieme a Laura Tussi e Fabrizio Cracolici.
“Terrestrità” è un neologismo che esprime un semplice concetto: gli esseri umani sono tutti figli di una Grande Madre, la Terra, un super-organismo vivente, pertanto le loro scelte devono essere in armonia con essa, nell’ottica della protezione e dell’utilizzo consapevole delle sue risorse. Il libro è un’opera collettiva, uno strumento culturale militante in cui personaggi impegnati in diversi ambiti hanno voluto apportare il proprio contributo al complesso dibattito relativo alle problematiche ambientali. Lo spirito che lo anima affonda le sue radici nella memoria valorizzante l’esperienza della Resistenza, nell’ottica di un futuro in cui il rispetto verso il sistema complessivo della vita comporti anche la definitiva proibizione della produzione e dell’utilizzo degli ordigni atomici.
Buona parte del volume è dedicata alla questione del disarmo nucleare, rispetto alla quale il nostro Paese non ha preso, purtroppo, una posizione decisiva. Tra il 21 ed il 23 giugno scorso, infatti, a Vienna ha avuto luogo il primo incontro delle parti del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN). Quest’ultimo, entrato in vigore nel gennaio 2021, è il primo trattato internazionale il cui obiettivo è l’eliminazione totale di questo tipo di armi, partendo dal loro devastante impatto umanitario e ambientale. In qualità di membro della NATO, l’Italia non ha però partecipato alla conferenza di negoziazione del TPAN e si è allineata alla ferma opposizione dell’Alleanza atlantica nei confronti del Trattato.
La restante parte dell’iniziativa editoriale è invece composta da una serie di riflessioni a sostegno della RET. Tra gli autori che hanno contribuito alla realizzazione del volume mediante una serie di articoli o interventi, oltre ai già citati Cracolici, Navarra e Tussi, possiamo menzionare Moni Ovadia, che si rivolge ai giovani in una lettera aperta (scritta a quattro mani con Navarra) affinché prendano posizione contro la guerra e l’emergenza climatica; padre Alex Zanotelli, che formula un invito a rivedere i nostri stili di vita all’insegna di una maggiore sostenibilità; Vittorio Agnoletto ed il suo auspicio nei confronti di un Servizio sanitario nazionale efficiente, libero e gratuito. E poi un ricordo di Stanislav Petrov, il giovane colonnello sovietico che nel 1983 sventò un attacco nucleare dell’URSS nei confronti degli USA; il riferimento a Papa Francesco e alla sua enciclica Laudato si’, alla quale lo stesso Moni Ovadia ha dedicato uno spettacolo (link alla recensione: https://marynowhere.com/2021/08/10/moni-ovadia-lutopia-e-possibile/); il lungo excursus, a firma di Luigi Mosca, del percorso compiuto dall’umanità “per uscire dalla barbarie”. Su tematiche analoghe, infine, si sono espressi anche Mario Agostinelli, Antonella Nappi, Rocco Altieri, Antonia Baraldi Sani, Giuseppe Farinella, Oliviero Sorbini, Nadia Scardeoni, Antonio Ciccioni, Mario di Padova, Pola Natali Cassola e i musicisti Renato Franchi, Gianfranco D’Adda e Agnese Ginocchio, che a vario titolo hanno aderito alla Rete per l’educazione alla Terrestrità. Significativo è infatti l’apporto che gli operatori culturali, sociali e gli educatori svolgono in questo senso, affinché avvenga il riconoscimento della Madre Terra come “l’albero vitale cui, come foglie, siamo indissolubilmente legati per la vita” (Luigi Mosca, p. 114).
A questa pubblicazione, che prende una posizione precisa in termini di impegno e militanza, vorrei accostare un’esperienza che appartiene all’ambito artistico, indubbiamente molto diversa nelle sue modalità, ma il cui scopo è il medesimo: risvegliare le coscienze passando per la parte emotiva degli individui, tramite il coinvolgimento dell’intero sistema percettivo, invitando chi osserva ad un coinvolgimento personale che possa indirizzarlo ad aderire, consciamente o inconsciamente, all’idea di “Terrestrità”. Lo scorso anno Yoko Ono, artista da sempre impegnata in prima linea nella diffusione della cultura della pace e nella difesa della causa ambientalista, ha realizzato un progetto denominato “I Love You Earth”, costituito da una serie di grandi poster sparsi per le strade d’Inghilterra.
Si tratta di una tipologia di intervento che ricorda i manifesti con la scritta “War Is Over” affissi nel 1969 per iniziativa di John Lennon e della stessa Yoko come invito a fermare la guerra del Vietnam. Concepita originariamente come titolo della traccia dell’album “Starpeace” (1985), poi ripubblicata in “Warzone” (2018), già utilizzata in una campagna del 2017, la frase “I Love You Earth” è stata tradotta in opera d’arte in occasione dell’Earth Day, per due settimane, nel mese di aprile 2021.Organizzata dalle Serpentine Galleries nell’ambito di “Back to Earth”, un progetto che invitava poeti, artisti, architetti e scienziati a offrire il loro contributo per un mondo migliore, la rassegna si è sviluppata “occupando” una serie di spazi pubblicitari all’aperto, convertendoli in grandi “vetrine” con slogan dedicati all’amore per il pianeta Terra.
Negli intenti di Ono, la campagna vuole agire come una “provocazione gentile”, stabilendo una relazione attiva tra artista e spettatore. “I Love You Earth” vuole infatti essere un “promemoria” per coloro che vedono i cartelli affinché possano chiedersi: “amo la Terra? Come sto esprimendo questo rapporto d’amore? Potrei fare di più?” In questo modo anche i semplici passanti sono incoraggiati a fermarsi un momento e riflettere sui propri sentimenti di responsabilità verso il pianeta. La pratica di Ono di usare semplici affermazioni, domande o istruzioni come un modo per “spostare “le percezioni, spesso profondamente, può essere fatta risalire alla fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, quando in qualità di artista di avanguardia passò dal sollecitare il suo pubblico a interagire con le sue opere “fisiche” a presentare le “istruzioni” come atti artistici veri e propri. Il suo libro “Grapefruit”(1964) – (link alla recensione: https://marynowhere.com/2018/10/20/instructions-for-life-un-assaggio-di-grapefruit/), uno dei suoi lavori più influenti di sempre, che ispirò anche John Lennon nella composizione di Imagine, comprende una raccolta di inviti ed “istruzioni” al lettore, molti dei quali attirano l’attenzione sulla terra, il cielo, il vento e altri elementi naturali, coinvolgendolo attivamente nel processo creativo e alimentando la sua presa di coscienza nei confronti della Madre Terra. L’atto artistico, come sempre avviene nei lavori di Yoko, si realizza e si completa pertanto solo tramite l’interazione tra chi ha ideato l’opera e chi ne usufruisce. Un pensiero d’amore verso la Terra non è un gesto risolutivo, ma può portare ad una riflessione nell’ottica di raggiungere l’obiettivo della “terrestrità”.
Quello di “terrestrità” è un concetto fondamentale, che ognuno di noi è chiamato a fare proprio secondo le proprie possibilità, in qualità di attivista, artista, educatore, studente o cittadino. Perché non è la Terra ad appartenere all’uomo, ma è l’uomo ad appartenere alla Terra: pertanto è necessario, in tutti i modi possibili, alimentare la memoria storica, soprattutto quella del nostro passato recente, per costruire un futuro in cui la frase “I Love You Earth” non sia solo uno slogan, ma si realizzi in gesti, scelte e politiche concrete.
di Maria Macchia: https://marynowhere.com/2022/12/03/terrestrita-una-canzone-damore-per-il-pianeta/
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