La ricerca dell'altro
Data: 03 Ottobre 2020
Autore: Laura Tussi
Fonte: https://www.peacelink.it/pace/a/48012.html
Favorire e comprendere la diversità
La ricerca dell'altro
I nazionalismi, i regionalismi, i fondamentalismi, i sovranismi, le imprese di purificazione etnica sono processi che generano intolleranza e sfociano in razzismo e in altre ideologie criminali
Laura Tussi L'amore per l'altro
Si potrebbe affermare che attualmente nella società globale e nei rapporti umani e affettivi, il senso dell'alterità, ossia la percezione della vicinanza emotiva e personale, persiste ma al contempo si affievolisce per le molteplici lontananze di cui tutti siamo oggetto con i social e i mezzi di comunicazione. L’attitudine a tollerare, favorire e comprendere la diversità sparisce con l'intolleranza che struttura e incrimina alterità e differenze: i nazionalismi, i regionalismi, i fondamentalismi, i sovranismi, le imprese di purificazione etnica sono processi che generano intolleranza e sfociano in razzismo e in altre ideologie criminali.
Alcuni gruppi umani non cessano di creare alterità, di costruire e inventare l’altro e perciò di annientarsi perchè, al contrario della differenziazione culturale, questa incessante moltiplicazione sociale e invenzione di un nemico comune è portatrice di morte.
Il senso della diversità ci mette di fronte all’evidenza del senso elaborato dagli altri, individui o collettività.
Il senso di cui si tratta e che viene auspicato e promosso è il senso sociale, cioè l’insieme dei rapporti simbolizzati, istituiti e vissuti tra le persone all’interno di una collettività che questo insieme permette di considerare pluralista e solidale: una solidarietà globale e universale.
Non esiste una società che non abbia definito, in modo più o meno rigoroso una serie di rapporti normali tra generazioni, fratelli, donne e uomini, lignaggi, classi, età, uomini liberi e schiavi, indigeni e stranieri.
Il compito del ricercatore è evidente, in quanto non rimanda in modo specifico a un solo e esclusivo tipo di società e di caratteristica umana, nella cittadinanza che si definisce attiva e globale. Ed è per questa ragione che nell'articolo in questione si situa l’incontro all’incrocio tra i miei riferimenti pedagogici e i miei interessi culturali più generali.
Vorrei interrogarmi, ponendo le premesse per una pedagogia generalizzata sul concetto stesso di alterità, nella sua relatività che è molteplice, in quanto gli altri definiscono e portano a compimento l’altro, la differenza e le diversità implicite nei soggetti, in ogni singola persona, in ogni specifico essere umano.
A proposito di alterità e di senso degli altri, per professione o per scelta volontaria, quanti sono impegnati in un’attività sia sanitaria, sia assistenziale troveranno un sussidio valido e di facile accesso nelle letture sulle scienze sociali e pedagogiche. Con un linguaggio chiaro e conciso, esse accompagnano il lettore lungo il cammino complesso che dall’accoglienza conduce al dialogo costruttivo, indicando gli scopi contro cui spesso naufragano tutti e tanti incontri individuali e di gruppo, ossia indicano i mezzi per evitarli. All’idea espressa in questo articolo contrasta la leggerezza con cui spesso è considerata la dimensione relazionale del mondo dell’assistenza sociale e sanitaria, nella ricerca pedagogica e psicologica.
Professionisti e volontari sono facilmente portati a sottovalutare la necessità di una preparazione all’incontro interpersonale, i primi facendo affidamento sulla propria competenza tecnica, i secondi fidandosi eccessivamente della buona volontà. Le conseguenze di un simile stato di cose non mancano di tradursi in situazioni di disagio che rendono meno umano il servizio all’approccio pedagogico e psicologico utilizzato, che attinge a fonti di sicura fede umanistica e umanitaria, invitando a un approfondimento e alla formazione del dialogo e alla relazione di aiuto.
Parole chiave: educazione, intercultura, razzismo, educazione alla pace Articoli correlati Martin Luther King: "I bambini e la nostra lotta nonviolenta" STORIA DELLA PACE Come trasformare la debolezza e la fragilità in forza Martin Luther King: "I bambini e la nostra lotta nonviolenta" La forza di trasformazione del metodo nonviolento sta nel coinvolgimento dei più deboli, degli inermi, delle donne, dei bambini, di coloro i quali sarebbero sconfitti se puntassero sull'uso della forza. In direzione ostinata e contraria: l'esperienza insegnante SOCIALE L’educazione per la cittadinanza attiva e globale In direzione ostinata e contraria: l'esperienza insegnante L'importanza di scrivere testi su valori come la solidarietà, l’uguaglianza, la pace, la multiculturalità, l’educazione civica, l’ambiente e sui problemi come il bullismo e le sue risoluzioni come la nonviolenza. 20 settembre 2020 - Laura Tussi Per un'educazione trasformatrice SOCIALE Riflessioni sulla scuola e l'empowerment Per un'educazione trasformatrice Per formare le nuove generazioni alla cittadinanza attiva e globale e planetaria è necessaria la formazione di educatori che siano animati non da una cultura della trincea e dell’arroccamento, ma da una cultura degli avamposti e dunque del rischio, del cambiamento e della trasformazione. 29 agosto 2020 - Laura Tussi Scuola e diritto alla pace PACE Riflessioni pedagogiche Scuola e diritto alla pace La scuola ha il compito di costruire un’alternativa, un baluardo e un’azione di contropotere, decostruendo e ricostruendo le idee, indicando ai giovani la possibilità di scegliere tra un pensiero conformista e allineato al potere e uno stile di vita libero e divergente 24 agosto 2020 - Laura Tussi
|