I partigiani della pace
Data: 31 Gennaio 2022
Autore: Laura Tussi
Un soggetto politico, strumento di partecipazione, informazione politica e culturale per i popoli
I partigiani della pace
Alcuni dei fondatori di questo movimento furono Picasso, Einstein, Neruda e tra gli italiani Nenni, Vittorini, Guttuso, Quasimodo, Ginzburg, Einaudi e molti altri
Laura Tussi Pablo Picasso uno dei fondatori del movimento dei partigiani della pace
Un soggetto politico e strumento di partecipazione, informazione politica e culturale per grandi masse di cittadini
Milioni e milioni di firme contro la guerra.
Petizione contro il patto Atlantico, 1949.
Appello di Stoccolma, 1950.
Appello di Berlino, 1952.
Appello di Vienna, 1955.
Oltre 20 mila comitati per la pace attivi tra il 1949 e il 1951.
Cifre enormi e significative.
Ma il movimento dei partigiani della pace non fu solo imponenti campagne di raccolta firme in Italia e nel mondo. Fu un soggetto politico con un ruolo di primo piano e strumento di partecipazione e informazione politica e culturale per grandi masse di cittadini. Alcuni dei fondatori furono Picasso, Einstein, Neruda e tra gli italiani Nenni, Vittorini, Guttuso, Quasimodo, Ginzburg, Einaudi e molti altri.
Uno sforzo progettuale prodigioso di milioni di donne e uomini, della cultura, delle forze amanti della pace per contrastare i piani di guerra e la china guerrafondaia.
Un moto di dissenso e di rifiuto della guerra di dimensioni mai viste. Per evitare che i destini del mondo li decidessero pochi potenti.
Un movimento articolato e complesso, originale ed eterogeneo negli anni duri difficili della prima guerra fredda. Un generoso impegno sulla scena politica di milioni di donne e uomini, lavoratori, intellettuali, popolo e personalità dello spettacolo. Che coltivavano il sogno di impedire la guerra. Che dettero impulso positivo alla speranza di un mondo di pace.
Un impegno che pagarono con la repressione, l’ostilità e l’ostracismo spesso furibondi di una parte delle istituzioni, con centinaia e centinaia di denunce, arresti, condanne, decine di feriti, morti. La repressione fu durissima, feroce e assurda.
Ruolo centrale è quello del movimento operaio e delle sue organizzazioni. Ma il contributo e il ruolo di altre componenti e correnti politiche e ideali, i cattolici, gli indipendenti, i liberali sono stati fondamentali; si pensi al movimento cristiano per la pace di Guido Miglioli e Ada Alessandrini.
L’opposizione alla guerra era radicata e diffusa a livello di massa. Fondata sulle tradizioni storiche del movimento operaio e democratico e saldata con un paese stanco di guerre, delle troppe guerre in cui l’avevano trascinato a forza nel trentennio di fuoco le classi dirigenti antidemocratiche e guerrafondaie.
La prima e la seconda guerra mondiale, la Libia, l’Albania, Etiopia, la Spagna potevano bastare. Qui nasceva l’opposizione alla guerra.
Ma ora qualcosa di nuovo e più catastrofico angosciava l’Italia e l’umanità intera: l’incubo atomico.
L’era nucleare.
La percezione e la coscienza dei rischi toccò punte elevate: la paura più grande. E fu merito del movimento dei partigiani della pace raccogliere, sostenere, organizzare questa paura in opposizione lucida alla guerra e pensare agli sbocchi e alle prospettive politiche. Sostenerne l’espressione pacifica. Quando le forze più reazionarie avrebbero preferito azioni inconsulte e violente.
E sicuramente sottovalutato appare il carattere assolutamente pacifico, nonviolento di una mobilitazione popolare che visse certamente momenti di altissima tensione e scontro.
Un movimento mondiale. 500 milioni di firme contro l’atomica e il nucleare e 560 sull’appello per la pace di Berlino. Gigantesche campagne di informazione per milioni di donne e uomini sull’atomica e sull’era nucleare, sul problema della pace e della guerra.
Il movimento dei partigiani della pace promosse e realizzò occasioni e momenti di straordinaria partecipazione popolare. Un impegno fondato sul contrasto alla rassegnazione e al fatalismo della ineluttabilità della guerra, unito al contrasto della cultura bellicista e della tracotanza militarista e della legittimazione della guerra e dell’atomica e del nucleare.
Caratteristica basilare fu inoltre, soprattutto in Italia, la congiunzione delle lotte contro la guerra con le lotte per migliori condizioni di vita e di lavoro, per la difesa delle libertà democratiche e della Costituzione e l’indipendenza nazionale. Senza dubbio da ascrivere ai risultati del movimento anche il contributo alla diffusione di una cultura democratica e pratiche di partecipazione in un paese dove l’esclusione delle masse popolari era da sempre un dato intangibile nelle politiche delle classi dirigenti. Tutto questo avvenne anche con l’invenzione di nuove forme di lotta, partecipazione e impegno civile. Firme sugli appelli, petizioni, scritte, murali, convegni, manifestazioni varie, stampa di volantini, attività di formazione e informazione capillare, discussioni nei consigli comunali. Ampi strati popolari trovarono un protagonismo mai avuto. Le donne e i movimenti femminili in particolare che in quegli anni fecero dell’impegno per la pace una straordinaria priorità.
Il movimento dei partigiani della pace diede contributi fondamentali alla elaborazione di una cultura pacifista e antibellicista a cominciare dall’indicazione di alternative sociali alle spese per il riarmo e la guerra, alla corsa agli armamenti a livello mondiale, e diede forte impulso alla visione dell’orizzonte del disarmo.
Bibliografia:
Partigiani della pace:
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