Pace a colori
Data: 31 Agosto 2021
Autore: Laura Tussi
Illustrazioni, manifesti e disegni di dossier che trattano di conflitti e pace
Pace a colori
Proprio nel poter confrontare le innumerevoli soluzioni grafiche proposte nei vari dossier che trattano di conflitti e pace e guerre nel mondo è facile osservare subito alcuni fattori dominanti come il ricorso massiccio a simboli universalmente riconosciuti
Laura Tussi Pace a colori
Illustrazioni, manifesti e disegni di dossier che trattano di conflitti e pace.
La presente è una panoramica descrittiva di illustrazioni, manifesti e disegni e fumetti di vari dossier che trattano di pace e conflitti e guerre nel mondo e che ho avuto modo di visionare e consultare e studiare nel tempo in vari archivi e biblioteche.
La quantità di immagini e disegni proposti nella pubblicistica riguardante conflitti e pace consente soltanto qualche considerazione di insieme su un settore della cartellonistica per la pace estremamente problematico e che funziona come cartina di tornasole non sono delle contraddizioni sociali riposte nei messaggi delle campagne per la pace, ma anche nelle tecniche e nei linguaggi espressivi del manifesto in genere.
Proprio nel poter confrontare le innumerevoli soluzioni grafiche proposte nei vari dossier che trattano di conflitti e pace e guerre nel mondo, è facile osservare subito alcuni fattori dominanti: il ricorso massiccio a simboli di pace universalmente riconosciuti, dalle figure della colomba o della farfalla, i colori dell’arcobaleno e di una natura idealizzata, immagini di minaccia bellica, ad esempio il nero dei missili, l’uso di modalità infantili, come illustrazioni favolistiche e fumetti. La contrapposizione tra il realismo tragico della fotografia e la metabolizzazione fantastica del disegno, rivela il punto di forza e allo stesso tempo di debolezza per una tradizione grafica costretta a lavorare sulla univocità del discorso retorico, in questo non diversamente dalla cartellonistica bellica, anzi forse ancora più radicalmente, piuttosto che sull’universo in atto, per una molteplicità effettiva di esperienze, di soggetti, di scelte.
Il mondo della pace è ancora povero di immaginazione rispetto, purtroppo, alla ricchezza del mondo della guerra: ed è quest’ultimo ad essere più vicino, contiguo, integrato ai tempi di stasi bellica, alla vita sociale, al vivere quotidiano.
Inoltre la dimensione internazionalistica e molto spesso intellettuale di questi manifesti rende inevitabilmente astratto l’interlocutore dal persuadere e sul piano politico non si emancipa dalle tradizioni movimentistiche e classiche.
Questo meccanismo, in cui la grandezza utopica del tema schiaccia ogni articolazione quotidiana, in cui gli effetti della guerra riconducono fatalmente ad una sola immagine di morte, si riflette anche nella costruzione degli slogan.
Il messaggio verbale è essenziale, semplice, solo perché è vittima di se stesso, è agli antipodi della letteratura, che soccorre il copy writer dei messaggi merceologici, è in parte l’ambiguità della pubblicità progresso.
Per quanto riguarda il piano iconico, l’intelligenza grafica, e quindi abbiamo molti buoni esempi riconducibili a varie tradizioni della pittura nella cartellonistica d'autore, finisce spesso per costituire anche un’insidia. La pulizia del segno e del ragionamento prescrittivo raffredda il tema quando non cade addirittura in forme di parassitismo estetico sull’immagine di un dolore e di una violenza che sono apprezzabili solo nella loro più autentica oscenità, nella loro irriducibilità, perché in nessun modo stilizzabili, componibili.
Il problema cruciale infatti è come ri-dire la civiltà, come dire ciò che non andrebbe detto, perché non dovrebbe essere stato mai detto: nel senso di mai desiderato, mai accaduto. Dal canto suo, la bellezza grafica lasciata a se stessa e alla pura estetica delle cose può spingersi a rendere emotivamente appetibile, ipnotico, sublime, persino il fungo atomico: la fantasmagoria della materia, espulsa con forza dall’orizzonte tematico del pacifismo, riemerge nella sua forma più autenticamente artificiale e catastrofica.
Pura fascinazione del consumo. Del parassitismo. Del mercato. Del potere.
Altro meccanismo, rivelatore della tragica contraddizione umana, che sta alla base della guerra come tradizione storica, forma culturale, psicologia sociale e anche memoria narratologica, può essere visto nel recupero di soluzioni violente, orrorifiche, esplosive, che vengono usate e rappresentate per rendere l’idea e la volontà di distruggere la guerra, i sui simboli, i suoi dispositivi, i suoi responsabili. Metafore contro realtà, ma comunque guerra contro guerra. Sullo sfondo di tali insidie, si articolano approcci e proposte più o meno originali, più o meno conformi alla tradizione. La scelta immateriale, ovvero materia solo nel colore, senza alcun altro riferimento leggibile, è quella che corre meno rischi sul piano ideologico.
Eppure, a mio parere, si tratta di nuovo di un compimento dell’uomo nell’artificialità, anche se, questa volta in quella dello spirito invece che in quella del materiale. A questo proposito qualcosa andrebbe detto sull’ideologismo tradizionalista che può celarsi nei casi in cui il manifesto fa riferimento a opere d’arte e ad artisti come testimoni ritenuti immediatamente riconoscibili di una cultura della pace. Formalmente è presente di tutto: avanguardie fantastiche e razionaliste. Marcando più le reminiscenze di Escher, che non quelle volutamente picassiane o quelle inevitabilmente di Magritte, mi pare interessante e frequente il riferimento alla visibilità delle metamorfosi, al gioco ecosistemico tra ordine e disordine: attenzione a una pace che si fa nel divenire conflittuale del mondo, di civiltà e di un bisogno che è mostruoso, emergenze di mutamenti controllabili.
Parole chiave: pace, educazione alla pace, educazione, scuola, memoria Articoli correlati Giochi senza frontiere didattiche PACE L'Associazione GiocOvunque nasce dieci anni fa Giochi senza frontiere didattiche Il progetto, prodotto da GiocOvunque e da Reservoir film, con la collaborazione del compositore Tiziano Fantappiè, nel settembre 2020, è uscito con il primo episodio UNA GIORNATA DA BIMBISVEGLI, dedicato al progetto omonimo del maestro di Serravalle d'Asti, Giampiero Monaca 24 agosto 2021 - Laura Tussi "Il cortile degli oleandri" CULTURA Racconto antifascista di Rosaria Longoni "Il cortile degli oleandri" Questo è il nuovo racconto di Rosaria Longoni tratto dal suo ultimo romanzo Il cortile degli oleandri, che narra la storia di una famiglia, immigrata in Brianza durante la seconda guerra mondiale, solidale con Resistenti, Renitenti e Partigiani nel periodo nefasto dell'incubo nazifascista 19 agosto 2021 - Laura Tussi Canzone per Bimbisvegli PACE In un video e in una canzone il percorso di Bimbisvegli Canzone per Bimbisvegli Una canzone di Marco Chiavistrelli narra il metodo pedagogico Bimbisvegli del maestro Giampiero Monaca e un filmato accompagna le rime e le note della canzone 9 agosto 2021 - Laura Tussi Moni Ovadia in Rai per la strage di Bologna PACE Moni Ovadia commemora la strage di Bologna Moni Ovadia in Rai per la strage di Bologna La Rai ha realizzato un filmato nel 2011 incentrato sullo straziante monologo di Moni Ovadia in ricordo delle vittime innocenti del terrorismo per la strage alla stazione di Bologna di comprovata matrice fascista 4 agosto 2021 - Laura Tussi
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