Lungo il sentiero
Data: 22 Ottobre 2022
Autore: a cura della redazione
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita” (Dante Alighieri) Abbiamo smarrito la nostra via? I risultati delle elezioni del 25 settembre, per quanto prevedibili, ci lasciano un senso di smarrimento, come se non sapessimo più dove andare. In una realtà dove tutto è in continuo cambiamento cosa possiamo fare? Quale può essere il contributo dei “cristiani critici”, di coloro che ricercano sentieri nuovi, nella consapevolezza che il cammino è reso sempre più difficoltoso dalle tante macerie che lo ricoprono? Siamo sempre più convinti che questo è il tempo della ricerca e del confronto comunitario. È quello che tentiamo di fare con queste note e che ci proponiamo di continuare con l’apporto di tutti quelli che, cristiani o no, si interrogano sul tempo che ci è toccato di vivere. Nel nostro piccolo, nello scorso numero di ottobre avevamo provato a enunciare i nostri desiderata, un’agenda per la prossima legislatura e, a ridosso delle elezioni, come redazione di Tempi di fraternità, abbiamo diffuso un appello/petizione a favore della Sanità pubblica e contro l’”autonomia differenziata”, con il quale ci siamo preoccupati di sensibilizzare sul fatto che nessuno debba soccombere alle istanze più retrive sponsorizzate nel corso della campagna elettorale. Riportiamo nel seguito il contenuto della petizione. - Noi pensiamo che il mezzogiorno del nostro Paese fin dagli anni 80 e poi sempre di più, sia stato depauperato da una politica economica e sociale ingiusta ed escludente delle migliori energie presenti in quella parte fondamentale d’Italia. - Riteniamo, in particolare, che la politica della destra che si prepara a governare delinea nei confronti del Sud una sudditanza che non potrà che far peggiorare la situazione già fortemente compromessa. - In specie vogliamo evidenziare la questione dell’autonomia differenziata propugnata in particolare dalla destra ma non solo. Non sono bastate tutte le pessime prove che le amministrazioni regionali hanno fornito nella pretesa di definire autonomamente norme e regole in ambito di sanità, scuola, trasporti, beni culturali? Ora si vuole proseguire su questa strada che comporta un gravissimo impoverimento della sanità e della scuola, le cose che ci stanno più a cuore. Si pensa all’istituzione di altre tasse regionali e si promuove la frammentazione del Servizio Sanitario Nazionale pur sapendo che le regioni del nord forniscono un servizio sanitario paragonabile al top europeo, mentre nel sud la qualità del servizio pubblico, in media, non raggiunge la sufficienza. - Ciò allargherebbe inevitabilmente il divario tra regioni del Nord da quelle del Sud che getterebbe le popolazioni di quella parte del Paese in uno stato di inammissibile discriminazione. - Riteniamo inaccettabile quella che è stata definita “la secessione dei ricchi” perpetrata con questa legge voluta fortemente dalla Lega e assunta da Fratelli d’Italia e Forza Italia e che vede la condivisione della Regione Emilia Romagna, governata dal centro sinistra su posizioni appena più moderate, ad esempio sulla scuola. - Invitiamo tutti i cittadini meridionali, anche quelli che ora abitano al nord, a non votare i partiti che sostengono questo provvedimen- to e in generale auspichiamo che tutti gli italiani che desiderano, conformemente alla Costituzione, un’Italia unita e solidale, a fare altrettanto. - Siamo certi che i cittadini del sud siano consapevoli del danno e della beffa che si sta perpetrando contro di loro e voteranno in massa i partiti che garantiscano priorità assoluta alla sanità pubblica gratuita e universale e assicurino ad essa adeguati finanziamenti per ovviare all’attuale insostenibile situazione, senza escludere la possibilità di riportare il settore in ambito statale. Non dimentichiamo che lo spirito costituente intende a realizzare con le autonomie una differenziazione compatibile con una più alta forma di solidarietà che viene totalmente travisata dalla proposta in parole. - Auspichiamo infine che il prossimo governo inizierà finalmente a considerare il Sud una risorsa e non un territorio da sfruttare. - Meno soldi alle armi, più soldi alla sanità e alla scuola! Tutte istanze che purtroppo non avranno seguito dal governo che verrà ma che, probabilmente, sarebbero state poco praticate anche da un governo “progressista” come esperienza parla. È questo, riteniamo, uno dei motivi per cui le persone, e particolarmente la povera gente, ha smesso di andare a votare. Salvo sparuti gruppi senza rappresentanza parlamentare che ancora lavorano nei quartieri popolari, nessuno si occupa degli sfrattati, dei senza tetto, dei lavoratori poveri, dei disoccupati. Per converso ci sono vasti gruppi di sinistra convinti che “se ti fanno votare è perché il tuo voto è inutile”. (Mark Twain) Noi però continuiamo a pensare che se non ti occupi di politica, la politica si occupa di te... E il voto è il primo passo di una cittadinanza attiva. Non siamo nostalgici di un aureo passato che non è mai esistito, ma non possiamo esimerci da uno sguardo retrospettivo che vede nel decadimento dei valori dell’albore repubblicano l’attuale deriva: il fare politica non è più per la collettività ma spesso per mestiere; la perdita della passione, i quartieri delle città e le sezioni dei partiti vive, affollate di persone interessate al bene comune, il loro impegno nelle periferie, ora abbandonate a se stesse. Oggi tutti quei valori sono ridotti ai minimi termini, minato dall’individualismo consumista che sfocia nel menefreghismo, mentre la qualità della classe dirigente dei partiti è decaduta a livelli impensabili (avremmo esempi clamorosi da proporre che evitiamo per amor di patria). Il ventennio berlusconiano ha trascinato i disvalori che ora vediamo predominanti e veicolato l’avvento della destra al potere. L’abbandono della resistenza come collante, lo sdoganamento del fascismo, l’ambizione sfrenata, il malaffare di cui manco ci si vergogna, il protagonismo esasperato. L’ego ha preso il sopravvento perché il neoliberismo, partendo dall’economia, dove bandisce il pubblico ed esalta il privato, si è impadronito della cultura in tutti i suoi aspetti: TV, cinema, letteratura, social, plasmando l’uomo “nuovo” che irride il povero colpevole del suo stato di povertà ed esalta il ricco di successo, con l’ambizione di imitarlo, salvo cadere nella frustrazione aggressiva quando fallisce l’obiettivo. E così per i ragazzi e le ragazze, vittime di una scuola sempre più azienda e sempre meno comunità educante, che restano chiusi in classi pollaio, cercando affannosamente valori a cui aggrapparsi per non rifugiarsi nelle nuove forme di “baby gang”. È necessario ritrovare la bussola per il nostro viaggio. Pensiamo che oggi sia più che mai urgente porre in campo uno sforzo di cittadinanza creativa, che si metta in gioco in pienezza per rigenerare la nostra convivenza civile, rifuggendo dal richiamo a forme di dominio e dal fascino del facile ricorso a mezzi distruttivi. Non si tratta di esaurirsi nello sforzo di voler prefigurare una sorta di modello ideale di cittadinanza, quanto di scommettere sulla ricerca delle vie più praticabili per una ritessitura comunitaria di una società che è stata desertificata dall’individualismo utilitarista e dalla massificazione. In una tale prospettiva si rivelano a nostro avviso alcuni princìpi di fondo, quali l’ascolto degli altri, il riconoscimento dell’eguale dignità di tutti e di ciascuno, la delegittimazione della guerra. Tutte questioni che per noi trovano conforto nell’insegnamento evangelico che vede negli altri fratelli e sorelle degne della massima considerazione e richiedono “la nostra partecipazione forte, intensa, appassionata alla vita di tutti, creando sulla terra il tempio dello Spirito santo che non è un manufatto, ma la scoperta di Dio nel cuore egli uomini”. (Giovanni Vannucci) In tale approccio, laico e religioso assieme, l’affermazione elettorale dello schieramento di centro-destra, che certamente segna un deciso arresto per prospettive di maturazione democratica del Paese, può tradursi in una chiamata all’impegno e all’azione in prima persona, mettendo in gioco fantasia, nuove idee, capacità di relazionarsi con gli altri e in particolare con i giovani e voglia di sperimentare il nuovo. Questo dovrebbe essere lo spirito per ricostruire una partecipazione politica democratica, che faccia tesoro di tutto il positivo che ci è stato lasciato dai nostri maestri del passato, ma con l’apertura piena a percorrere strade nuove e cercare nuovi linguaggi per costruire la pace, difendere il creato, affermare la piena parità di diritti per tutti e tutte.
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