Caro papa Benedetto
Data: 09 Dicembre 2009
Autore: Andreina Cafasso
CARO PAPA BENEDETTO,
mi permetto di scriverti come ad un vero padre, anche a nome di un gruppo di persone che da anni ha scelto di approfondire la Parola di Dio e di ispirare ad essa la propria vita. Ti assicuro che il mio sentimento non è di polemica, ma di amore alla Chiesa che, fin dai miei primi anni, mi ha trasmesso il messaggio evangelico. Sembra a molti di noi che, al di là di alcune prese di posizione da parte di singoli rappresentanti della Gerarchia, la Chiesa sia poco evangelica, poco profetica sul tema cruciale della convivenza umana come oggi si presenta e come è destinata ad aggravarsi in futuro: l’accoglienza del diverso ed in particolare dell’immigrato, sia o no clandestino. Bene hai fatto a proporre ai cristiani di portare il Vangelo nella vita. Ma che cosa dice il Vangelo su questo argomento? “ AMA IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL TUO CUORE, CON TUTTA LA TUA ANIMA, CON TUTTA LA TUA MENTE….AMA IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO. Tutta la legge di Mosè e tutto l’insegnamento dei profeti dipendono da questi due comandamenti.”
Da semplice credente non sono così presuntuosa da dover ricordare a Te questo fondamentale precetto, ma devo esprimere perplessità – non solo mie – sul fatto che quando questo prossimo si presenta in condizioni di grave difficoltà non venga sostenuto, ma anzi venga respinto, da leggi emanate da persone che dicono di difendere l’identità cristiana (hanno letto il Vangelo? ) e che non sono abbastanza contrastate dalla Chiesa, soprattutto dai suoi vertici. Ciò è dovuto al fatto che si tratta di stranieri? -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Levitico 13,33 : “Quando un forestiero dimorerà presso di voi, nella vostra terra, non lo opprimerete, ma lo tratterete come colui che è nato tra voi. Tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto”
Il samaritano oggi
Che il concetto di prossimo non si limiti al mio compaesano o al mio correligionario, lo dimostra la parabola del samaritano. Dopo l’indifferenza del sacerdote e del levita, il samaritano si ferma. Non si domanda come mai l’uomo sia stato ferito, non disquisisce sul fatto che vi siano briganti da quelle parti, ma porge un aiuto immediato e si impegna per il futuro, pagando di persona l’accoglienza ed il reinserimento nella società dell’uomo che nemmeno conosce, ma di cui si è fatto prossimo. (en passant chi dice “ aiutiamoli a casa loro” ha ridotto i fondi per la cooperazione internazionale e questo è noto…). Caro Padre, forse Tu non sai che un comportamento simile è stato mostrato da sette pescatori tunisini i quali hanno commesso il “crimine” secondo le recenti leggi italiane, ma non secondo le leggi del mare e dell’umanità, di salvare 44 migranti africani - uomini, donne, bambini - in procinto di affogare. Approdati a Lampedusa furono arrestati per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e, se verranno condannati, dovranno trascorrere da 1 a 15 anni in carcere. Il capitano del peschereccio, Abdelkarim Bayoud ha dichiarato: “Sono contento di ciò che ho fatto.” Ecco un vero samaritano, anche senza “radici cristiane”. Non sono invece state intraprese azioni legali contro altri pescatori che, trovandosi in una situazione simile, hanno ignorato le richieste di soccorso ed hanno allontanato i migranti a colpi di bastone lasciandoli affogare, fatto destinato a ripetersi da quando esiste il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina (esempio tratto dal saggio di Slavoj Zizek: Politica della vergogna, riportato da Repubblica del 10 – 9.) Si può facilmente constatare, caro Padre, che mentre la Chiesa nel suo insieme difende con coraggio alcuni principi per lei non rinunciabili riguardanti la sessualità ed il termine della vita, essa procede con passi felpati per quanto riguarda i gravissimi provvedimenti di recente approvati in Italia che, come ha detto un alto prelato, porteranno tanto dolore a queste donne e uomini, veramente agli ultimi che, secondo Cristo, sono i primi destinatari della Buona Novella. Non mi importa se questo dipende da interessi taciuti o da sottili questioni di equilibri politici tra stati e tra poteri. Chiamare all’obiezione di coscienza nei confronti di leggi ingiuste e inumane non mi parrebbe fuori luogo. Radici, fiori e frutti
Quanti parlano di radici cristiane da inserire nella Costituzione europea le conoscono veramente? Sanno che la fede cristiana è radicata in Cristo che ha dato la vita per i suoi fratelli, tutti figli di un solo Padre? Bene ha fatto il card. Tettamanzi a ricordare che le radici sono importanti ma se non portano fiori e frutti, come il fico sterile, sono destinate a seccare ( Mt.21, 18-29). Ho letto che in alcune regioni d’Italia le omelie che parlano in favore dell’accoglienza agli immigrati non sono gradite alla popolazione, perciò non se ne parla e così ho sentito anche in altri luoghi. Così facendo mi pare che si vada incontro al peccato di omissione. Non è la Chiesa che deve formare le coscienze chiamando coi loro nomi male e bene? Non sono i pastori che devono guidare i fedeli alla sequela di Cristo? Non si ripeterà l’acquiescenza dei cristiani nei confronti delle leggi antiebraiche del secolo scorso? Non saremo giudicati dalla Storia? Predicare la fraternità, vedere in ogni uomo il volto di Cristo, rinunciare a chiuderci nel piccolo orto delle nostre abitudini non è buonismo è semplicemente essere cristiani. Nell’alto medioevo, durante le invasioni barbariche, fu proprio la Chiesa a far superare le paure dei romani, mostrando che anche gli invasori erano uomini, tanto più ora, che non si tratta d’invasione, ma di “ aggiungere un posto a tavola”…. Se saremo ostacolati da coloro che per interesse di parte attizzano i peggiori istinti, come la paura, la diffidenza, l’ostilità preconcetta che fa vedere nel diverso un nemico, teniamo presente l’ultima delle Beatitudini: “Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e calunnie contro di voi per il fatto che siete miei discepoli. Siate lieti e contenti, perché Dio vi ha preparato una grande ricompensa : infatti prima di voi anche i profeti furono perseguitati” Voglio concludere, caro Padre, con le parole di Don Gino Rigoldi, cappellano del carcere Cesare Beccaria di Milano: dovremmo “ essere discepoli di Uno che è stato arrestato, condannato e ucciso per quello che faceva e diceva. Il sospetto di essere diversi io ce l’ho e non poco”.
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