GESU' RISUSCITATO, "PRIMULA" DI PARTECIPATA RISURREZIONE
Data: 31 Marzo 2013
Autore: Mario Arnoldi
Fonte: Barbaglio, Martini, Balducci, Papa Francesco
Il titolo di questi appunti, con la parola “primula” molto efficace, è di Giuseppe Barbaglio di un suo articolo della rivista di teologia internazionale “Concilium” del 2006, n.5. Il teologo e biblista Barbaglio, che vedevo ogni anno all’Eremo Camaldolese di Fano, sino a quando non ci ha lasciati nel 2007, mi ha sempre illuminato sull’argomento della Risurrezione di Gesù.
A partire da questa espressione, percorrerò una breve selezione di testi che, nel corso degli anni, mi hanno parlato e mi hanno aiutato nella ricerca del senso della morte e della Risurrezione, pietra miliare del messaggio cristiano. Tra i commenti pasquali che maggiormente mi hanno arricchito ci sono quelli del Cardinale Carlo Maria Martini, che, in una delle sue ultime omelie nel Duomo di Milano, entra nel cuore della morte e Risurrezione di Gesù, esprimendosi con parole nuove rispetto alle abituali che ascoltiamo. Cito a memoria: Pasqua, la pietra rovesciata e la tomba vuota sono i segni della Risurrezione e della salvezza. Poi abbiamo le persone fedeli e obbedienti, Maria di Magdala, e l’altra Maria che vanno il mattino presto alla tomba, poi quelli che non credono e resistono, cioè le guardie che vigilano come tramortite dall’evento inconsueto, inoltre l’annuncio profetico che viene dall’angelo: “So che cercate Gesù il crocefisso, non è qui, è risorto”. Non c’è altro, l’elemento essenziale della nostra fede, la Risurrezione, è fondato su un’assenza, pietra rovesciata e tomba vuota.
La nostra fede nella Risurrezione di Gesù non ha dunque elementi verificabili razionalmente: se la sua nascita e la sua vita a Nazareth, la sua predicazione itinerante, la sua passione e la sua crocifissione sono storicamente documentate, la Risurrezione si fonda su pochi elementi, la pietra rovesciata, la tomba vuota, le donne che accorrono, i primi discepoli, le comunità cristiane formatesi subito dopo la scomparsa di Cristo, la tradizione che di comunità in comunità ha tramandato la stessa convinzione del Cristo risorto. Quanti problemi per la nostra ragione impotente di fronte al massimo evento della nostra fede, ma quanti stimoli per credenti e non credenti, per tutte le persone di buona volontà, per lottare contro la violenza, per il trionfo del bene, contro i soprusi compiuti dal potere, per la liberazione degli uomini tutti! Quel sepolcro vuoto deve essere ricolmo della nostra lotta per la salvezza e l’amore universale e cosmico.
Un altro testo significativo sulla morte e Risurrezione di Gesù è quello di Ernesto Balducci, dal suo libro “Gli ultimi tempi”, vol.1. Citerò, collegandoli, alcuni passaggi. Dice l’autore, con la sua abituale forza comunicativa: “Essere un lievito nuovo, pasta nuova, significa liberarci dal vecchio fermento di morte. Non è un compito semplice, perché implica una consegna di vita del tutto libera da ogni ipoteca di complicità con le forze di morte. Siccome il sistema in cui siamo inseriti è, in tutte le sue articolazioni, dominato e attraversato dal virus della morte, noi dobbiamo, in tutti i nostri contatti con la realtà, invertire la rotta, cambiare il sistema di vita. Lo possiamo fare. Nei rapporti privati, liberandoci totalmente dallo spirito di antagonismo, nei rapporti pubblici abolendo la categoria del nemico che va odiato e distrutto – questo ci hanno insegnato - per restituire le dialettiche umane alla loro altezza morale, alla loro dignità razionale”…
“Un bisogno nuovo - continua Balducci - di stabilire un rapporto con le cose, con la natura, di liberarci da questa smania febbrile del progresso a prescindere da ciò che esso significhi, da questa corsa ad una produzione fino ad una tale eccedenza del prodotto che non sappiamo più dove metterlo, mentre i nostri fratelli muoiono di fame. Siamo dentro questa follia. Dobbiamo liberarcene. Questo dovere ha un significato morale e politico”… “Ecco perché l’annuncio pasquale non è fatto per darci una provvisoria esaltazione immaginativa, è fatto per risospingerci alle radici dove noi elaboriamo le nostre scelte fondamentali. E’ lì che tutto si decide. Dio guarda nel cuore e non alle nostre chiacchiere e ai nostri riti. E’ in questa profondità, dove noi ci troviamo di continuo al bivio fra morte e vita, che decidiamo di noi stessi e decidiamo del futuro del mondo”.
Infine non cessa di stupirci il nuovo pontefice Francesco, che con i suoi pochi discorsi ha già ribaltato la predicazione e la teologia stessa abituale della Chiesa. Il pontefice impartisce la benedizione ai 250 mila fedeli giunti in piazza San Pietro per la festività di Pasqua: "Auguri a chi soffre in case, ospedali, carceri". Gesù risorto significa che siamo tutti sollecitati ad amare gli altri e noi stessi, così come hanno fatto le donne e i primi discepoli che sono accorsi alla tomba vuota. Poi invoca la fine delle violenze in tutto il mondo, dall'Africa alla Siria, passando per il Medio Oriente e le due Coree. Papa Francesco, nel suo primo messaggio di Pasqua, ricorda i luoghi teatro di sofferenze e tensioni in tutto il mondo. E invoca la fine delle violenze: "Pace a tutto il mondo, ancora così diviso dall'avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall'egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone".
Affacciandosi dalla loggia centrale di piazza San Pietro, dopo la celebrazione della messa, il Pontefice ha rivolto gli auguri a chi soffre: "Che grande gioia potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto!” Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c'è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri. La Risurrezione è “'esodo, il passaggio dell'uomo dalla schiavitù del peccato, dal male, alla libertà dell'amore, del bene. Quanti deserti, anche oggi, l'essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c'è dentro di lui, quando manca l'amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona». E ancora il lunedì dell'Angelo: aggiunge: “La Risurrezione è la garanzia che il bene vince il male: ciascuno di noi deve accogliere questo messaggio e farsene collaboratore”. Ecco l'assenza di cui parlava il cardinal Martini nella quale è chiamato ad agire l'impegno per il bene di tutti noi
Il Papa invoca la pace per tutto il mondo. "Domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l'odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace", ha detto il Papa che ha inizialmente parlato della situazione in Medio Oriente: "Tra Israeliani e Palestinesi riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati". Quindi in Iraq, "perché cessi definitivamente ogni violenza", e "per l'amata Siria", auspicando "che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi".
Il Papa ha proseguito invocando la pace per l'Africa "ancora teatro di sanguinosi conflitti". "In Mali, affinché ritrovi unità e stabilità; e in Nigeria, dove purtroppo non cessano gli attentati, che minacciano gravemente la vita di tanti innocenti, e dove non poche persone, anche bambini, sono tenuti in ostaggio da gruppi terroristici". Il riferimento del Pontefice, pur senza citarlo esplicitamente, è anche al sequestro, avvenuto un mese fa e ancora in corso, di una famiglia francese con quattro bambini, rapita in Camerun e poi portata in Nigeria. "Pace nell'est della Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centroafricana - ha aggiunto papa Bergoglio -, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura". Dal Pontefice anche un riferimento alle due Coree, "perché si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione".
Poi Papa Francesco ha concluso con un forte appello anche per la fine della "tratta di persone, la schiavitù più estesa". "Pace a tutto il mondo, dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e allo sfruttamento iniquo delle risorse naturali!". "Pace a questa nostra Terra! Gesù risorto porti conforto a chi è vittima delle calamità naturali e ci renda custodi responsabili del creato".
E’ l’auspicio di una Risurrezione personale, collettiva e cosmica. Che l’augurio possa avverarsi con il covergere di tutte le forze del mondo.
Pasqua, 31 marzo 2013
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