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PRIMO MARZO, IMMIGRATI, UNA GIORNATA SENZA DI NOI



Data: 25 Febbraio 2010
Autore: Mario Arnoldi




“Consideriamo i nostri doveri verso l’ospite straniero.
Dobbiamo dire che sono gli impegni più santi.
Ogni mancanza verso l’ospite straniero, in confronto di quella che lede i diritti di ogni cittadino, è gravissima mancanza verso una divinità vendicativa.
Lo straniero, infatti, isolato com’è dai suoi compagni e dai suoi parenti, è per gli uomini e per gli dèi oggetto di un più grande amore.
Perciò quante precauzioni dobbiamo prendere per arrivare al termine della nostra vita senza aver commesso nessuna colpa verso gli stranieri” (Platone, Leggi, V)

Guidati dalla saggezza classica di Platone, in assenza di informazione dei media italiani impegnati in crisi economica, scandali diffusi, leggi ad personam, ecc., ci chiediamo cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno. E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo? Sono alcuni dei tanti interrogativi e delle diverse motivazioni che trovo tra chi sta preparando la manifestazione del 1° marzo, promossa da un tam tam sul web, che ha mobilitato una sessantina di comitati locali, che vuol far capire all’opinione pubblica italiana quanto sia determinante l’apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società. L’ambizione dello sciopero classico, dell’astensione totale dal lavoro per l’intera giornata lavorativa, è prematura. Ma la rete internet ha avuto il merito di lanciare una giornata transnazionale degli immigrati in Europa, alla quale hanno aderito comitati autogestiti di cittadini di Francia, da cui parte il primo spunto, di Grecia, Spagna e Italia. Giornata dai vari volti, secondo le esigenze delle città in cui si svolgono le manifestazioni e delle organizzazioni che tirano la cordata: presìdi, niente spesa, mobilitazioni. Dove è possibile ci saranno scioperi veri e propri, scioperi dei consumi, scioperi bianchi. Chi vorrà potrà anche devolvere in alcune città una giornata di lavoro su un conto apposito aperto dalla Banca Etica.

In Italia, a Padova le manifestazioni sono legate alla rivendicazione della casa, a Trento della salute, in alcune città ci saranno anche forme di astensione dal lavoro. A Milano aderiranno Rifondazione comunista, vari circoli del Partito democratico, la Fiom, il sindacato della Cgil, i Cobas scuola, l’Arci Milano, Associazione Aria Civile, Associazione 1535, Associazione insieme per la pace, il Movimento umanista. A Roma la mobilitazione è prevista per le ore 17 da piazza di Porta Maggiore e si concluderà con un concerto nella multietnica piazza Vittorio. E’ promossa, oltre che dalle prime organizzazioni già citate di Milano, dall’Assemblea dei lavoratori di Rosarno a Roma, dalla Comunità senegalese di via Campobasso, oggetto qualche mese fa di una violenta retata. Anche a Napoli è prevista una manifestazione di massa da piazza Garibaldi alle 11, sino a piazza Plebiscito per tutta la giornata. A Genova le parole d’ordine sono: no al razzismo, no alle discriminazioni, no ai Cie, centri di identificazione ed espulsione, no al permesso a punti. A Torino è previsto un raduno presso il Lingotto alle ore 17.

Il colore della giornata sarà il giallo: chiunque voglia partecipare, anche singolarmente, è chiamato a indossare qualcosa di giallo o ad appuntare un nastro di questo colore. La giornalista Stefania Ragusa, presidente del Comitato 1° marzo di Roma ha detto: “Occorreva dare un segnale forte, far riflettere il paese sul carattere ormai essenzialmente misto della nostra società. Il Comitato si era costituito il 29 novembre, ma la vera svolta è avvenuta con la rivolta di Rosarno. Rosarno ha segnato un punto di non ritorno, perché ha fatto definitivamente crollare l’idea del razzismo come caratteristica esclusiva del nord e ha dimostrato che la politica di destra e di sinistra non è all’altezza della situazione”. Nei vari comitati delle città molti sono ancora i “bianchi” che organizzano le cose, ma le presenze degli immigrati dei vari paesi si fanno a poco a poco più numerose e dovranno raggiungere il numero opportuno per poter gestire la loro causa in prima persona.

Molto preciso e duro il comunicato congiunto delle Rdb, rappresentanze di base, dei Cobas, confederazione dei comitati di base, e del SdL, sindacato dei lavoratori. Ne cito alcuni passaggi. La rivolta di Rosarno ha portato alla ribalta i perversi ingranaggi del sistema che stanno dietro lo sfruttamento degli immigrati: ricatti costanti per far loro accettare lavoro in nero, paghe miserrime e condizioni di lavoro bestiali, vessazioni da parte di caporali, ricoveri fatiscenti totalmente privi di servizi igienici, luce e acqua, nessuna assistenza sanitaria, spesso sotto l’egida della criminalità organizzata. Da trent’anni migliaia e migliaia di immigrati si spostano dalla Calabria alla Campania alla Puglia seguendo il ritmo delle stagioni e delle colture, manodopera maschile a basso costo su cui si è retta l’agricoltura e buona parte dell’economia del meridione… Il Parlamento ha varato una legislazione sempre più restrittiva, a partire dalla Turco/Napolitano passando per la Bossi/Fini e il recente pacchetto sicurezza… E mentre il ministro Maroni continua a combattere i clandestini invece di combattere il lavoro nero, non si tiene in nessun conto che il nostro sistema economico ha reclamato negli anni passati migliaia e migliaia di immigrati, meglio se irregolari, perché ricattabili e buoni da sfruttare al massimo, salvo espellerli dal corpo sociale ad ogni accenno di crisi e additarli come i responsabili del disagio e del degrado imperanti nelle nostre città. A noi spetta il compito di avviare una grande stagione di lotte che veda protagonisti i lavoratori immigrati a fianco dei lavoratori italiani contro il lavoro nero, per il rispetto dei diritti di tutti…

Interessante anche la partecipazione dei docenti precari/e e docenti non precari/e di molte Università italiane. “Noi docenti precari/e e docenti non precari/e delle Università italiane abbiamo deciso di aderire alla giornata del 1° marzo, ‘una giornata senza di noi’… perché riteniamo che questa ‘domanda’ coinvolga la vita di tutti e di tutte, migranti e non, studenti, studentesse, lavoratori e lavoratrici, disoccupati e disoccupate, in Italia come nel resto d’Europa e in altri paesi del mondo. Sappiamo che nelle università, anziché come studenti e studentesse nelle nostre aule è più facile incontrare i/le migranti come lavoratori e lavoratrici delle cooperative dei servizi assunti/e con bassi salari e senza garanzie. La scandalosa difficoltà nell’accesso a un permesso di soggiorno per studi universitari, attraverso una politica delle “quote” anche nel campo del sapere, che rende quest’ultimo privilegio dei cittadini, è parte integrante della chiusura nei confronti dei/delle migranti che caratterizza il nostro paese. Per questo ci impegniamo a lottare anche per garantire la piena accessibilità dell’Università ai/alle migranti. Siamo più in generale convinti che soltanto cancellando il razzismo istituzionale e sociale come pratica quotidiana di sfruttamento sarà possibile costruire spazi di convivenza futuri”.

L’elenco delle adesioni e delle dichiarazioni che le accompagnano è lungo e chi volesse conoscerne altre può navigare su internet. In tante città italiane si svolgono diverse iniziative a favore dei/delle migranti, come corsi di italiano, di cultura, assistenza per trovare casa, posto di lavoro e tutto ciò che favorisce l’integrazione. Tuttavia l’arretratezza delle situazioni degli immigrati/e è talmente grave che la giornata del 1° marzo si impone per accelerare e migliorare la situazione dei diritti umani di tutti i lavoratori e, prima ancora, degli esseri umani.

mario.arnoldi@tempidifraternita.it