Redazionale del n° 5 (Maggio 2006)
Politica e avarizia
La miglior definizione di politica e di avarizia resta quella di Don Milani: “Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.
In questa battaglia elettorale da dimenticare, soprattutto da parte della Casa delle Libertà, ma non solo, è stato proclamato il diritto all’avarizia, all’uscire da soli dalla difficile situazione attuale. Espressioni come “padrone in casa mia”, “lo Stato non metterà le mani nelle tasche dei cittadini”, come se si trattasse di un ladro e non della comunità di tutti noi, hanno esasperato la tendenza all’egoismo che già esiste in noi. La solidarietà, virtù politica, indispensabile per la coesione di una società è sembrata qualcosa di obsoleto, tanto è vero che neppure il magistero della Chiesa l’ha posta come valore fondamentale da difendere, insieme al rispetto della vita (nulla - in quest’occasione - sul quel megainsulto della vita che è la guerra ) e della famiglia tradizionale.
Obsoleta anche la pari dignità dei cittadini. Secondo il Presidente del Consiglio allora in carica, è da condannare la pretesa della sinistra “di rendere uguale il figlio del prefessionista al figlio dell’operaio”. Obsoleta quindi la Costituzione Italiana, e infatti tutti sanno come è andata...
Ma anche una gran parte dei cittadini, siamo sicuri che apprezzi l’uguaglianza? Non è meglio per la maggioranza silenziosa - anche nel senso che mente agli exit polls - sperare nei giochi a premi, disinteressarsi della partecipazione e votare turandosi il naso, purchè ci si sbarazzi dei “cattivi che vogliono portarti via la roba”? (v. Gramellini su La Stampa dell’11-4-2006).
Non è obsoleto, anzi è pensiero diffuso, abitudine acquisita, voluta, ricercata, da alcuni con ogni mezzo, dalla gran parte di dare ai soldi un valore assoluto. E' meglio avere un gruzzolo privato che contribuire ad una disponibilità pubblica da trasformare in servizi. Se poi si riesce a non pagare i servizi, si agisce da furbi e questa è mentalità assai diffusa, dal ragazzino “portoghese” sui mezzi pubblici, addirittura al Vaticano (v. pag.18 del n.3 di Td F a proposito delle fatture dell’acquedotto e del servizio fognario del Comune di Roma, saldate dallo Stato, cioè da tutti noi).
E' inoppugnabile che nulla cade dal cielo e quel che non pago io, lo paga qualcun altro.
Il partito che propone di pagare le tasse, contribuendo ad un sano rapporto tra Stato, servizi e cittadini, come timidamente aveva accennato Prodi in un dibattito televisivo “ le tasse servono”, deve affrontare una massiccia ostilità.
A rendere le tasse impopolari fin dai tempi più remoti, hanno contribuito diverse immagini: nel Vangelo i pubblicani, emarginati come le prostitute erano al servizio degli oppressori e pure disonesti. Al tempo di Robin Hood solo i poveri e i lavoratori erano costretti a mantenere i lussi dei nobili e del clero e questa situazione durò ben al di là della Rivoluzione Francese, se è vero che per finanziare la guerra di Crimea fu inasprita la tassa sul macinato in pieno Ottocento.
SIAMO UNO STATO DEMOCRATICO?
In uno Stato democratico la realtà dovrebbe essere ben diversa. In una famiglia si collabora e ci si sostiene a vicenda e la stessa cosa dovrebbe avvenire in una comunità, pena una difficile convivenza per tutti. Ci sono settori, in particolare quello ambientale, in cui chi non collabora finisce col danneggiare se stesso in nome di un miope interesse. Tutti respiriamo la stessa aria...
Certo, lo Stato deve essere ben amministrato ed i rappresentanti del popolo devono rispondere al popolo stesso. Il rischio è che queste persone, investite da un potere troppo grande e poco controllato, si arroghino dei privilegi che dovrebbero essere incompatibili col sistema democratico. Esistono poi le lobby, che appoggiano il potere o sono il potere stesso. Ogni potere dovrebbe essere sottoposto al controllo dei cittadini.
Nelle pubbliche amministrazioni, ad esempio, il sindacato è diventato un’appendice del potere politico, ha quindi prodotto lottizzazione ed una ramificazione diffusa della creazione del consenso; conseguenza: costi enormi, servizi scadenti e poca considerazione per l’utenza. Perchè, anzichè valorizzare le professionalità, la volontà e l’impegno, si ha un appiattimento ed insieme un assalto alla diligenza, colla collaborazione dei sindacati (che istituzionalmente dovrebbero fare tutt’altro) e dei politici, in un atteggiamento di potere trasversale a destra e sinistra. E' una cancrena che distrugge il sistema democratico e si trasforma in un fascismo soft, difficile da codificare.
E' ora di voltare pagina, invertire la tendenza. In questi ultimi anni siamo stati soggetti ad una mutazione genetica: al posto della solidarietà ci siamo imbevuti di individualismo ed al posto dell’etica abbiamo messo la logica dell’ot-timizzazione del profitto. In un dibattito, Prodi timidamente ha accennato che ci può essere una ricchezza non monetaria nè monetizzabile in noi stessi ed in valori quali l’amicizia, il vo-lontariato, la solidarietà. Perchè non partire di qui?
UNITI MA NON APPIATTITI
Stando ai numeri, per il nuovo governo c’è poco da stare allegri.
Occorrerà superare i personalismi e ricorrere ad un certo grado di mediazione tra le diverse componenti. Ma la mediazione tra le diverse posizioni dovrebbe tener conto della pari dignità delle critiche, proposte, progetti, considerando che ciò che sembra più realizzabile nel breve periodo potrebbe rivelarsi dannoso in seguito.
Sarebbe quindi giusto concedere a tutti, periodi di riflessione e, in certi casi, di moratoria, nonchè cercare il coinvolgomento di soggetti sociali plurali. All’interno di una coalizione non è giusto né utile che chi è più forte numericamente ritenga sempre suo diritto-dovere il prevalere sugli altri senza considerare le sue argomentazioni in base al principio che il primo valore da salvare sia l’unità e usando talvolta questo come un ricatto morale.
Un seme è piccolo, ma può diventare un albero, se gli si permette di crescere senza schiacciarlo...
Il dibattito sul dopo elezioni è aperto anche ai lettori. Queste riflessioni, frutto della nostra redazione, se completate da vostri interventi possono aiutarci vicendevolmente a vivere questo momento non facile. Se democrazia è partecipazione, anche nel nostro piccolo possiamo contribuire. Perchè non farlo?
Sul tema Ambiente e compatibilità è una valida lettura il libro di Fabrizio Giovenale “La risalita” ed. Il punto rosso, pp.150 euro 10, in cui l’autore si fa carico di proposte costruttive e praticabili che potrebbero fin da ora salvaguardare il bene prezioso dell’ambiente tenendo conto della complessità dei problemi.
Andreina Cafasso