Pagina principale
barra
Pagina precedente




Redazionale del n° 2 (Febbraio 2004)

Il polso della povertà

Il miracolo economico promesso dal governo Berlusconi all’atto del suo insediamento è ora mai solo pura fantasia. Non solo non c’è stato alcun miracolo economico, ma il nostro paese ed il mondo intero stanno attraversando una delle più gravi crisi economiche da quando il sistema sociale capitalistico è diventato il sistema sociale dominante. Cresce sempre più il numero dei nuovi poveri e cresce fra il ceto medio, fra gli impiegati medio alti o fra i dirigenti industriali. Sono circa cinquecentomila i piccoli risparmiatori truffati dai bond argentini che non saranno mai più restituiti e si tratta di circa 40 miliardi di dollari. Nel crac Parmalat sono coinvolti altri centomila piccoli risparmiatori che hanno visto bruciare letteralmente tutti i propri risparmi. Famiglie benestanti si sono ritrovate da un giorno all’altro in miseria. Gli stessi quotidiani nazionali non hanno potuto fare a meno di segnalare il fenomeno riportando testimonianze come quelle che segnaliamo in questo numero di TdF.

Secondo l’Istat i poveri in Italia sarebbero circa 7 milioni, quasi 2 milioni e mezzo di famiglie. Per 2 milioni e 900 mila l’Istat parla di una condizione di povertà "assoluta". Ma i dati dell’Istat non convincono. Si ha la netta sensazione che la realtà sia molto più grave di quello che i dati ufficiali dicono.

Eppure i propagandisti del presidente del Consiglio parlano di aumento dell’occupazione citando numeri "ufficiali" di cui non spiegano il significato. La realtà è ben diversa, come sanno i lavoratori. Quei numeri indicano infatti solo l’aumento dei precari che nel corso dell’anno sono riusciti a fare qualche mese di lavoro e per di più sottopagato. Lavori precari gestiti da ditte private, che sempre più assomigliano alle vecchie organizzazioni di caporalato delle campagne meridionali, con i lavoratori costretti a subire condizioni di lavoro impossibili, pur di portare a casa qualcosa.

Ma la povertà è una emergenza mondiale.

In un rapporto dei vescovi degli Stati Uniti del 13 gennaio 2004, riportato dall’Agenzia Vita, intitolato "Il polso della povertà", si denuncia una crescita di povertà ed esclusione nel paese più potente del mondo. Sono 35 milioni gli americani che vivono al di sotto della soglia della povertà. E negli USA si è poveri quando si appartiene ad una famiglia di quattro persone che guadagna meno di 18 mila dollari lordi l’anno. La ricerca sottolinea come le cose vadano sempre peggio. Nel 2003, infatti, il numero dei poveri è aumentato negli USA di 1 milione e 700 mila persone; sembra incredibile, ma nell’America dell’obesità un bambino statunitense ogni sei vive nelle incertezze e nella fame. Sono queste le forze di riserva per le avventure militari dell’amministrazione Bush.

La maggior parte degli americani, sebbene preoccupata, non ha però idea di quanto diffuso sia il fenomeno della povertà. Stima infatti che negli States ci siano solo 2 o 3 milioni di poveri. Anche negli USA i mezzi di informazione riescono ad ingannare la popolazione sulla realtà di un sistema sociale profondamente ingiusto ed oppressivo.

Nella vecchia Europa le cose non vanno meglio. In Francia l’Abbè Pierre ha lanciato, dalle pagine del quotidiano cattolico francese La Croix, un accorato appello a mobilitarsi contro il dramma dei senzatetto, contro l’inquinamento atmosferico e contro le ingiustizie. Ormai novantenne, l’abate scrive: "Il mondo è infelice. Quelli tra noi che non sono affamati, che hanno un lavoro e un tetto, sapranno rispondere alla miseria implacabile di molti?". A proposito del degrado ambientale si oppone al "cieco rifiuto dei capi di stato a mettere fine all’inquinamento atmosferico" e chiede "apertura alla crescente immigrazione di coloro che non vogliono cedere alla disperazione".

A cosa è dovuta la crisi economica e come combatterla? Se ne potrà uscire fuori facendo ricorso alla cosiddetta "finanza creativa" propagandata dal governo Berlusconi? O funzionerà invece il finanziamento dell’industria bellica promosso dall’amministrazione Bush come volano per l’economia americana e mondiale?

Nessuna ricetta potrà mai impedire le crisi economiche del sistema capitalistico. I poveri sono l’altra faccia di un sistema sociale ingiusto. All’arricchimento di Callisto Tanzi e soci, corrisponde la disperazione dei centomila risparmiatori che non hanno ormai più nulla. I poveri sono il risultato della ferrea logica del profitto capitalistico. Le grandi imprese multinazionali ritengono di essere padrone del mondo, di tutte le risorse naturali, di tutte le persone considerate poco più che nulla. I crac della Parmalat in Italia o della Enron negli Usa hanno messo in evidenza un’assoluta mancanza di moralità dei grandi finanzieri. Inoltre il confine fra criminalità ed economia si fa sempre più stretto man mano che avanza la globalizzazione.

Solo un’economia che rimetta al centro l’uomo ed il rispetto per la sua dignità e per l’ambiente in cui vive potrà eliminare ogni crisi. è quello che noi cristiani chiamiamo "il Regno di Dio".

Giovanni Sarubbi

Pagina precedente Inizio documento