Redazionale del n° 1 (Gennaio 2004)
L’informazione: interessi, retorica e silenzi
Interessi
L’informazione è un punto nodale della società di oggi, tanto che si può tranquillamente affermare che ciò che non compare sui mass-media di fatto non esiste.
Per questo è fondamentale impadronirsene ed una volta che si hanno in mano, non mollarne neppure uno, combattendo con ogni mezzo qualsiasi Autorità di garanzia che voglia esprimere una forma di controllo. Proprio questo atteggiamento è apparso lampante nella presentazione e nella successiva approvazione della legge Gasparri, che riguarda il mezzo di comunicazione di massa più diffuso e più manipolatore dell’opinione pubblica, la televisione. Infatti, se la diffusione della carta stampata e soprattutto dei quotidiani è in flessione, le ore che la gente dedica alle trasmissioni televisive non sono in calo, anzi...
è quindi di vitale importanza per il potere economico-finanziario, oggi imperante, nonchè per il potere politico, già suo vassallo ma, nel caso dell’Italia, sua controfigura, possedere e controllare questo mezzo di informazione di massa. L’idea di perdere una rete, la prospettiva di perdere incassi pubblicitari, era insostenibile per Mediaset e per Berlusconi; piuttosto si è fatto ricorso alla promessa di un mirabolante allargamento delle frequenze, di cui le persone non sentono l’esigenza, che provocherà uno stimolo all’acquisto di nuovi costosi televisori, o per lo meno all’acquisto di decoder con incentivi ( tanto paga il contribuente, anche chi è contrario...).
La legge Gasparri è stata definita "la prima legge futurista della nostra storia" (v. La Stampa del 3- 12) perchè si riferisce ad una realtà che ancora non esiste per mantenere il privilegio che che già esiste. Altro che conflitto di interessi che il precedente governo di centrosinistra non ha voluto affrontare, qui c’è una piena coincidenza di interessi!
E che interessi!
"Se la legge Gasparri fosse stata diversa, Rete4 l’avremmo dovuta chiudere perché da 700 miliardi di pubblicità saremmo passati a 12" - parola di Silvio Berlusconi.
Il sistema della comunicazione dipende, e con questa legge dipenderà sempre di più, dagli introiti pubblicitari: alle televisioni è destinato il 54% di tutti gli introiti e di questo ben il 97% finisce a Rai e Mediaset. Anche la Federazione della stampa cattolica denuncia la probabile crescita dei grandi imperi massmediatici già esistenti e la possibilità degli incroci proprietari tra televisioni, radio e giornali maggiore di quella attuale.
Ma il nostro ineffabile Premier sostiene che la carta stampata è obsoleta, superata dai tempi come una vecchia carrozza, che scomparirà al sorgere radioso del digitale, adorato dalle "massaie"(ma esistono ancora?), che non aprono i giornali... Meno male che TdF non ha mai fatto affidamento sugli introiti pubblicitari e l’entusiasmo e il lavoro di tanti anni non sono minacciati dalla legge Gasparri!
Retorica
Un esempio di manipolazione del consenso.
In occasione dell’attentato ai carabinieri italiani di stanza a Nassirya in Iraq il 12 novembre, che è costato la vita a 19 Italiani e a 8 Iracheni, attraverso ore e ore di servizi e dirette televisive si è fatto appello a sentimenti profondi, come il dolore per la perdita di giovani vite (ma quante giovani vite irachene sono state falciate da questa guerra?) per un preciso calcolo politico: " per rafforzare il sostegno, attraverso la nostra presenza militare, della guerra di Bush che può, in caso di successo, permettere al nostro governo di partecipare ai lucrosi contratti della ricostruzione" (Un ponte per...).
Si è cercato di far diventare popolare un conflitto che non lo è mai stato, una guerra preventiva fondata su ragioni rivelatesi infondate e non avallata dall’ ONU, a cui, sull’esempio della Francia e della Germania, era consigliabile non partecipare e che, invece di diminuire il pericolo del terrorismo, lo fa aumentare. Si devono piangere tutte le vittime di tutte le guerre e delle violenze, ma soprattutto si devono risparmiare altre vite umane e non immolarle sull’altare del potere.
Le vite dei nostri carabinieri morti in Iraq erano vite di giovani uomini, certamente volontari, ma provenienti dalle zone più povere del Paese. Su 16 militari morti a Nassirya, 11 erano meridionali, questo vorrà pur dire qualcosa. Come non pensare che sarebbe infinitamente meglio offrire ai giovani come loro altre e meno rischiose possibilità?
Per i nostri carabinieri sono state utilizzate parole come "difensori della patria", "eroi"," martiri" anche in sede ecclesiastica ( il card. Poletto a Torino) con una preoccupante somiglianza col termine islamico "shahid", colui che si immola combattendo per il suo popolo. Nella giornata dei funerali erano stati sospesi gli spot commerciali, ma è andato in onda un lungo spot di esaltazione delle forze armate per tutta la giornata, accompagnato da una massiccia dose di retorica sugli "Italiani brava gente andata ad aiutare i poveri Iracheni ad installare i servizi ed a mantenere l’ordine", tutte cose che erano state compromesse dalla guerra. Saddam era chiaramente un dittatore sanguinario, ma manderemo i nostri soldati ad aiutare tutti i popoli oppressi da dittature quando ogni anno vengono tagliati i fondi per la cooperazione internazionale e per le Ong che operano nel sud del mondo?
E in quanto agli "Italiani brava gente", quanti silenzi sulle violenze durante le occupazioni italiane in Libia, poi in Etiopia, in Jugoslavia, Grecia, ecc...
Silenzi
Manipolare l’informazione serve a dirigere il consenso dell’opinione pubblica su determinati obiettivi. Ciò si può ottenere in diversi modi: enfatiz-zando alcuni aspetti di un evento reale, coll’aiuto di termini ad effetto, riproiettando più e pù volte immagini choccanti tali da colpire l’emotività degli spettatori, ma anche omettendo notizie o particolari di notizie che permettano di capire la realtà. Addirittura eliminando testimoni scomodi di realtà scottanti, come è successo alla giornalista Ilaria Alpi ed al cameraman Milan Hrovatin ed a molti altri giornalisti del Nord e del Sud del mondo, uccisi perchè si erano avvicinati a realtà che l’opinione pubblica avrebbe dovuto ignorare.
Chi è a conoscenza che in Iraq non ci sono solo coloro che collaborano con gli americani o coi terroristi, ma c’è "un’opposizione forte e pacifica alla quale bisogna restituire il suo ruolo"? (Ass.Un ponte per...).
Quanto spazio è stato dato in TV e sui quotidiani all’incontro di Ginevra di rappresentanti della società civile palestinese ed israeliana, che proponevano una nuova via per la pace tra questi due popoli? E quanto è stato invece dedicato al viaggio di Fini in Israele?
Così pure la diatriba sulla presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche si è protratta anche troppo, dando la parola a personaggi poco rappresentativi e discutibili come Adel Smith o il leghista Borghezio, mentre la " Giornata ecumenica de dialogo cristiano islamico", che si è svolta il 21 novembre del 2003, ultimo venerdì di Ramadan, è stata assai poco pubblicizzata, ottenendo spazio solo nei programmi regionali. Un po’ più di informazione è stata data sull’appello a visitare le sinagoghe il sabato dello stesso periodo.
Queste sono veramente le notizie da dare: conoscersi e farsi conoscere in modo da cancellare la demonizzazione dell’avversario.
Ma la cosa non conviene ai teorizzatori dello scontro di civiltà.
Democrazia
Qual è la democrazia che vogliamo imporre al mondo non occidentale con le buone o con le cattive?
La nostra, che oggi è minata da un eccesso di potere massmediatico, teso a ridurre il ruolo dell’opposizione e di chiunque osi criticare? Che cerca in ogni modo di limitare e scoraggiare la partecipazione, al punto che la percentuale dei votanti nelle elezioni scende inesorabilmente e nei referendum fa sì che non venga raggiunto il quorum necessario? "Libertà è partecipazione" si diceva e oggi ne constatiamo la verità: minor partecipazione significa meno libertà.
Vogliamo imporre al mondo la democrazia degli USA,che si trova in una situazione tale da far affermare ad Al Gore, il candidato alla presidenza degli Stati Uniti sconfitto da Bush jr di strettissima misura, che "l’attuale amministrazione americana sta distruggendo 200 anni di democrazia"?
Che fare allora?
I pessimisti dicono che l’opinione pubblica democratica non ha strumenti e quelli che ha sono talmente inferiori a quelli di cui dispone il "regime velato" che è una battaglia già persa in partenza. La manipolazione è giunta a un punto tale che ogni argomento che richieda riflessione, ragionamento, distinguo, insomma l’uso della materia grigia di cui ogni persona è dotata, è immediatamente scartato e ciò grazie ad un lavaggio del cervello che prosegue implacabile da anni: giochini insulsi con premi iperbolici, balletti ripetitivi di bellezze stereotipate, notizie pseudoscandalistiche di fidanzamenti e divorzi dei Vip del momento. Le difficoltà reali e crescenti del sopravvivere quotidiano fanno il resto.
I "resistenti" invece si domandano: perchè non utilizzare almeno una delle molte frequenze che la legge Gasparri mette a disposizione per produrre controinformazione? Naturalmente non da soli noi, poveri untorelli di TdF, ma a diverse realtà come la nostra: si potrebbero dividere i costi, soprattutto se la sinistra si impegnerà coi suoi elettori a "dire (e diffondere) qualcosa di sinistra".
Un sogno? Chissà...
Andreina Cafasso