Redazionale del n° 9 (Novembre 2003)
Se potessi avere mille lire al mese!
C'è una continua aggressione in Italia allo Stato Sociale, il Welfare State all’inglese. Ci sentiamo impotenti di fronte a chi lo sta distruggendo in nome dei pareggi dei bilanci aziendali, in nome di Governi che trattano lo Stato con la mentalità aziendalista. Per questo gli Enti Locali sentono sempre più la necessità a fare dei tagli sui bilanci, togliendo fondi a destra e a manca dai servizi, per esempio, agli anziani, piuttosto che alla sanità pubblica, ecc È chiaro che per loro e per noi vale il detto che "non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca"! In redazione abbiamo discusso a fondo su questo ed abbiamo capito che ciò è il frutto di questa nuova e "maledetta" (ci si permetta di usare questo termine) logica economica neoliberista: essa non può andare d’accordo con le persone non abbienti! No, questo sistema non ha accomunato destra e sinistra, la differenza c’è: la destra lo accetta e lo celebra come buono e valido ("la mano invisibile del mercato alla fine aggiusta tutto e permette il progresso"), la sinistra lo accetta con riserva proponendo aggiustamenti e correttivi, che purtroppo però portano poco frutto perché sono troppo timidi e timorosi di mettere in discussione la logica di fondo.
Spesso pare comunque che i politici non abbiano proprio la minima idea dei problemi economici degli anziani e, più in generale, dei problemi della vita delle persone. Il comportamento dei politici di turno sembra completamente fuori dalla logica di servizio a vantaggio dei diseredati, dei poveri e dei non abbienti. E gli italiani vogliono dire "basta!" ai governi come l’attuale che promette e promette cose per la gente comune e non mantiene nulla, anzi non fa nulla. E alzano la voce: è capitato in un sondaggio Rai del 6 ottobre scorso dove si è avuto il coraggio di dire "Basta a Berlusconi e ai politici che dicono e non fanno - Basta alla distruzione del pianeta - Basta alla malasanità - Basta a Bin Laden e Saddam Hussein - Basta a quelli per cui conta solo il denaro" .
... e la forbice si allarga!
Ciò che abbiamo detto può apparire demagogia. Ma il discorso in effetti è più complesso. Si è detto in redazione che il problema sono le scelte fatte negli anni ’80 che ci hanno riportato indietro: le scelte non riguardano solo il craxismo, ma proprio gli orientamenti di fondo a livello mondiale. Quelle scelte economiche che poi hanno dato vita al WTO, al FMI, alla Banca Mondiale nella forma in cui agiscono oggi. Il modello reaganiano-teacheriano che ha preso piede anche grazie al consenso sprovveduto di larghe fasce di elettorato.
Il problema non era accettare o rifiutare il modello del socialismo reale. Quello era ed è un tema da trattare eventualmente a parte. Il problema era ed è: quale tipo di sviluppo economico perseguire nei paesi capitalistici ed in quelli del Sud del mondo? Quali riforme attuare? Quali diritti cercare di far valere? Come condizionare e controbattere la logica del mercato e del profitto e come eventualmente giungere a superarla a livello nazionale e internazionale?
Ma il meccanismo del denaro su cui si basa tutta la nostra vita è di per sé instabile: per i governanti non è certamente facile far quadrare i conti per mantenere una politica sociale adeguata ai bisogni: o ci sono dei soldini risparmiati da qualche parte, oppure possiamo avere la "protezione sociale" dell’Occidente a scapito del Terzo Mondo. Ma ciò è una degenerazione che porta alla famosa forbice dei Paesi del mondo sempre più ricchi e quelli sempre più poveri con una sperequazione tra le due fasce sempre più forte. Manca in sostanza una sorta di equilibrio: esso può essere dato solo dall’etica e dall’attenzione alle persone che devono essere considerate sempre come tali, come cittadini che non solo pagano le tasse, ma che hanno valori e idee, con le fragilità tipiche della persona (problematiche da risolvere come la mancanza di lavoro, la sanità, la vecchiaia, ) verso cui lo Stato ha l’obbligo di "prendersi cura".
Un interessante giochino educativo
Avete mai provato a fare un bilancio familiare mese per mese? Vedere cioè se il vostro stipendio mensile vi basta ad affrontare la vita di tutti i giorni per 30 giorni. E segnare su di un taccuino tutte le spese che si effettuano, da quella minima a quella massima? Dal quotidiano, al caffè al bar, alla benzina, alla spesa al supermercato? È un giochino interessante che porta a verificare meglio se si fanno sprechi, se si riesce a risparmiare qualche cosa, se si fanno spese necessarie, rinunciando volentieri a quelle superficiali ed inutili. Sono due mesi che io e mia moglie ci stiamo provando: annotiamo con pazienza certosina tutto, ma proprio tutto, su di un notes apposto sull’entrata di casa. Come entrate abbiamo messo i nostri due stipendi di insegnanti, circa 2 milioni delle vecchie lire e poco più a testa. Abbiamo un bimbo piccolo che va all’asilo nido comunale per cui abbiamo conteggiato anche quella retta mensile. Abbiamo invece volutamente escluso l’affitto dell’alloggio e le bollette di luce, acqua, gas e telefono, e dell’assicurazione delle due automobili che abbiamo e di cui, vivendo e lavorando in posti diversi e fuori Torino, abbiamo reale necessità. Ebbene a fronte di una entrata di circa 4 milioni di vecchie lire, facendo una verifica in itinere (cioè in una settimana) abbiamo scoperto che avevamo speso già 500 mila di vecchie lire. Vale a dire che in un mese, calcolando che ci sono 4 settimane, spendevamo 2 milioni circa. E così è stato! Siamo cioè riusciti ad accantonare circa 1 milione e mezzo.
Se poi aggiungevamo anche affitto (650 mila lire mensili) e le bollette tutte, il risultato è che non mettiamo da parte nulla! Bisogna poi tenere conto che mia moglie è ancora una docente di scuola media superiore precaria, cioè che il suo contratto scade il 30 giugno ed è riassunta il 1 settembre. Per cui niente stipendi estivi! Se poi, disgraziatamente, avessimo una spesa sanitaria imprevista, che so un dentista da pagare, qualche ticket di visite specialistiche e medicinali saremmo anche noi sul lastrico! Certo è che se oggi non hai i soldi per pagare l’affitto dell’alloggio in cui abiti non è difficile rimanere per strada e diventare presto un barbone. L’America insegna, ma lì sembra che nessuno si ribelli!
E ci siamo allora chiesti: ma come fanno oggigiorno i lavoratori con un solo stipendio di circa 1 milione e 800 mila di vecchie lire (magari con moglie casalinga e un figlio) a campare? Non per fare demagogia né retorica, ma è un problema serio quello dell’attuale costo della vita e di come sopravvivere davanti a prezzi sempre più proibitivi. Se il ricarico, ad esempio, sugli zucchini sale dal coltivatore al grossista da 1 a 1,30 euro al kg, arrivando, in certi negozi, anche a comperarle a 6,20 euro che facciamo? Ecco che allora ci siamo inventati, noi consumatori, lo "sciopero della spesa" per spaventare i commercianti, perché così la merce, per un giorno, non viene comperata e, magari, al verduriere quelle zucchine vanno a male. Per molte persone fare la spesa per mangiare è la cosa più ardua che ci sia!
Nuovi poveri e stipendi "onorevoli"
Un triste esempio che ci ha fatto riflettere è stata la notizia di cronaca che abbiamo letto nei giorni scorsi su La Repubblica (Cronaca di Torino) dove, a Burolo (Ivrea), papà operaio di 36 anni, mamma di 34 anni casalinga e bimba di 4 anni sono stati sorpresi a rubare al supermercato e denunciati. Alle guardie di sorveglianza della struttura hanno detto: "Abbiamo un solo stipendio e non ce la facciamo a far quadrare i conti in casa". E questo ci ha fatto pensare! Poi, qualche giorno dopo, accendiamo la tv, guardiamo Report su Rai Tre in cui si parla di quanto guadagnano i nostri parlamentari (puntata dal titolo: Uno stipendio onorevole).
Nel programma ne scopriamo (si fa per dire) delle belle! Sentite:
( ) Allora lo stipendio di un parlamentare è di nove milioni e due al mese
Teodoro Buontempo - AN;
Dodici tredici milioni di di vecchie lire
Mario Baccini - UDC;
Vanno al deputato intorno ai quattordici milioni
Paolo Cento - Verdi;
Circa ventisette milioni e ottocentomila delle vecchie lire
Francesco Bonato - PRC;
Diecimila euro lordi al mese
Fabio Ciani - deputato Margherita.
C’è, chi, poi, lo stipendio, non lo guarda nemmeno!
No, io non li controllo, vi dico la verità che, io vivo del mio lavoro e... per cui non, non ho certamente bisogno né dello stipendio di deputato né delle aggiunte varie.
Carlo Taormina - FI
Prosegue in studio la giornalista Milena Gabanelli:
( ) Stavamo parlando delle indennità ai parlamentari, più precisamente quelle per le spese di soggiorno a Roma. Siccome la maggior parte di loro viene da fuori e due o tre giorni a Roma costano, e devono pagarsi l’appartamento, l’albergo e il vitto, c’è un’indennità di 4.000 euro netti al mese esentasse. Per non fare differenze questi 4.000 euro li prendono anche i parlamentari eletti e residenti a Roma.
Ottimo servizio, tuttavia può essere pericoloso semplicemente paragonare i nostri modesti stipendi solo con quelli dei parlamentari (che possono e devono essere ridimensionati sotto la spinta dei cittadini e degli elettori). Bisogna però anche fare i conti in tasca ad altri ricchi che ottengono profitti enormi da operazioni finanziarie.
Il ceto politico controllato è necessario, altrimenti viene a mancare il sistema democratico e la mediazione (che deve essere orientata verso il bene comune) tra cittadini normali e grandi imprenditori che tendono ad esercitare direttamente l’arte del governare ovviamente a favore di se stessi e delle categorie più forti.
Noi intanto proseguiamo con il nostro taccuino mensile augurandoci di stare sempre in buona salute e che le automobili non ci lascino, da un giorno all’altro, a piedi!
Gino Tartarelli