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Redazionale del n° 9 (Novembre 2002)

Prevenzione? Sì, ma da che cosa?

Ambiguità delle parole

Si fa attività di prevenzione quando si cerca di impedire che qualcosa avvenga, provvedendo adeguatamente in anticipo. Ma l’ambiguità, a volte l’ipocrisia, sta in ciò che si cerca di prevenire.

Si può prevenire il tumore, l’AIDS, la devianza: ottima prassi medica e sociale. Ma l’esasperazione della cultura della prevenzione, trasposta dal campo medico-sociale a quello politico, confina con la cultura del sospetto o addirittura con quella del pretesto.

In Italia si previene la libertà di giudizio della magistratura con la legge sul legittimo sospetto, si mettono barriere preventive alla libera circolazione delle persone (non dei capitali...) nei vari Stati con le dure leggi sull’immigrazione, si previene la libertà di espressione con il monopolio dell’informazione. Oggi circola addirittura l’espressione "guerra preventiva" per definire l’attacco all’avversario che non vuole accettare le nostre regole. Non è una difesa d’ufficio di Saddam Hussein, ma il primo colpo sferrato al nemico non si chiama aggressione? E volendo PREvenire non è difficile trovare un PREtesto per poter PREvaricare. Si alzano sempre di più le richieste, da disarmo dalle armi di distruzione di massa (che tutte le grandi potenze, oltre ad Israe-le, il Pakistan e l’India possiedono) a disarmo totale. PROvocando.

Che cosa si vuole prevenire? Naturalmente la possibile violenza dell’avversario con un atto di violenza.

Ora violenza chiama violenza e ciò è ben dimostrato dal conflitto tra Israeliani e Palestinesi, soprattutto da quando Sharon ha scelto di prevenire l’Intifada con l’esercito e con le distruzioni di abitazioni, una politica che pare dissennata ad un sempre maggior numero di Israeliani che ragionano, nonché a molti Ebrei della diaspora. E Bush, non dovrebbe, prima di attaccare "preventivamente" Saddam come protettore di Bin Laden, dissipare i sospetti avanzati da autorevoli giornalisti america-ni sulla mancata prevenzione dell’attacco alle torri gemelle?

"Occhio per occhio rende tutto il mondo cieco", diceva Gandhi. A quali aberrazioni può giungere la prevenzione! Una giovane donna serba, una cecchina che aveva sparato contro un bambino bosniaco intento a giocare nella neve, uccidendolo, di fronte ad un intervistatore che le diceva: "Aveva solo 5 anni..." rispose: "Ma tra 15 anni ne avrebbe avuti 20!".

è la democrazia, bellezza...

Ma Bush, Sharon ed in Italia Berlusconi sono stati eletti dal popolo e, fino a prova contraria, come disse Churchill, "La democrazia è il peggior sistema di governo, salvo tutti quelli sperimentati finora".

Anche in questo caso, la parola è ambigua, come lo è la libertà di voto. Chi vota è veramente libero di fare le sue scelte? Non può essere manipolato dai sondaggi, da una persuasione più o meno occulta da parte di lobbies (del petrolio, delle armi... ), da vere e proprie mistificazioni di interessati venditori di sogni o di persone pronte a vellicare gli istinti primordiali negativi?

è stato detto da uno psicologo che Berlu-sconi ha vinto perchè ha saputo parlare al bambino che è in noi.

Che cosa bisogna fare per evitarlo? Bisogna crescere.

Una democrazia, inoltre, può essere formale, può diventare una somma di voti a vantaggio di un asso pigliatutto e generare un parlamento composto da yes men, pronti a non rispettare la divisione dei poteri, a modificare Costituzione e istituzioni, con il continuo riferimento al diritto del vincitore che si colloca al di sopra della legge, avvalendosi di una troupe di avvocati lau-tamente compensati e pronti a tutto.

Una democrazia così, confina pericolosamente con la dittatura.

Una vera democrazia deve essere crea-tiva; deve dare il peso adeguato ai cittadini attraverso le associazioni, i partiti, le forze intermedie; deve assicurare la libertà della magistratura, la libertà di espressione. Sono questi i pilastri che la reggono.

Il giurista Gustavo Zagrebelsky, nel libro Il "Crucifige" e la democrazia, traccia in breve una valida definizione di quello che la democrazia deve sempre essere, dai tempi di Cristo ai giorni nostri: non dogmatica né scettica ma critica, protesa alla ricerca del meglio, pronta a fare auto-critica, tendente "a sottrarre il popolo alla passività ed anche alla mera reattività". Questa democrazia si deve servire e nessuno se ne può servire: "è la democrazia della possibilità e della ricerca, deve mobilitarsi contro chi rifiuta il dialogo, nega la tolleranza, ricerca soltanto il potere, crede di aver sempre ragione. La mitezza (lo spirito aperto al discorso comune, l’atteggiamento di chi aspira non a vincere ma a convincere ed è anche disposto a farsi convincere) ne è la virtù cardinale. Ma la mitezza, salvo che nel caso del Figlio di Dio, deve essere una virtù reciproca. Se non lo è, ad un certo punto prima della fine, bisogna rompere il silenzio e cessare di subire".

Per difendere la vera democrazia, quindi, non perdiamoci di vista ....

Andreina Cafasso

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