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Redazionale del n° 9 (Novembre 2000)

Quale attualità

Le riflessioni sulle notizie di attualità che facciamo in redazione riguardano l’oggetto e il modo di comunicare. Che cosa si propone infatti chi scrive, se non trasmettere un messaggio? E noi di TdF come ci orientiamo nella marea di fatti che succedono ogni giorno? sappiamo evitare il pericolo di cadere nella banalità, nei difetti che quotidianamente riscontriamo nei mass-media?

La prima vicenda che si pone di fronte alla nostra attenzione è la chiusura di "Avvenimenti" (non abbiamo fatto riferimento a ciò che di analogo accade ad altre testate, soprattutto a "L’Unità", di cui si fa un gran parlare, forse perché il nostro interesse esula da precisi riferimenti a schieramenti partitici). Come mai muore una rivista che invitava a guardare in profondità situazioni che altrove sono presentate con minore "diligenza"?

È certo che in-formare correttamente non è facile in un tempo come il nostro, in cui gli strumenti della comunicazione condizionano sempre più l’opinione pubblica nella direzione della superficialità, divulgando ciò che fa più audience. Si forma un circolo vizioso perverso: ti offro ciò che ti piace, e a te piace sempre più ciò che ti offro. Da qui il ripiegamento sul futile, sull’inseguimento di ciò che si riferisce al benessere, magari contentandosi di contemplarlo attraverso gli idoli incarnati nei personaggi che lo realizzano senza scrupoli e lo additano come mira assoluta per "contare". Sì - osserviamo unanimemente in redazione - prevale un vangelo che si può sintetizzare nel binomio: soldi e potere. Proprio ciò che manca a noi di TdF, osserva qualcuno. Ciò che mancava ai promotori di "Avvenimenti" e a tutti coloro che si propongono di svegliare le coscienze anziché blandirle e appiattirle sulle mode del momento. Non manca chi puntualizza: bisognerebbe saper conservare un po’ di quella forza dell'ideologia che abbiamo visto infrangere nei personalismi e nel qualunquismo. Sintomatico, nota uno di noi, è un dato: a Torino si sono avute ben mille e ottocento iscrizioni a Scienze della comunicazione, mille e duecento a Psicologia e poche unità alle materie scientifiche.

La panoramica dei luoghi del disagio, delle ingiustizie, delle guerre, della schiavitù, eccetera, che invade il nostro globo, resta vagamente e distrattamente nello sfondo dei propri orizzonti di vita. Ci si concentra invece, da parte di non pochi voyeur di oggi, ad osservare dal buco della serratura le minime mosse di pochi fantocci reclusi in un "laboratorio" sotto il controllo del Grande Fratello. Sofri ci offre una testimonianza su cui occorrerebbe meditare: in carcere, ad un tratto, egli sente un urlo unanime, indicatore di un evento straordinario. Incuriosito e preoccupato, cerca di capire che cosa sia successo. Ebbene, i suoi compagni hanno assistito al primo bacio della coppia-simbolo nell’altra "cella", quella dei dieci volontari dell’esibizione (pagata a centinaia di milioni!), i quali si prestano a fare spettacolo perfino della propria intimità.

Il vero nodo della questione consiste nel modo di intendere libertà e democrazia. L’argomento è vasto e noi ci limitiamo, questa volta, a notare che per realizzare la partecipazione di ciascuno alla gestione della cosa pubblica, nelle sue urgenze, e non solo materiali, si richiede la dissociazione dall'andazzo generale, per mantenere integra la capacità di pensare e di agire, nonché di controllare chi è delegato a rappresentare gli altri. Non si può permettere che si ingigantisca il potere di chi è in grado di ottenere un facile consenso. E c'è da aprire gli occhi per scoprire dove si nascondono poteri occulti, presenti nella società a vari livelli.

Solo da chi si impegna senza compenso, senza potere e senza fanatismi, si può sperare di ricavare un qualche stimolo a convogliare le energie spirituali (quindi etiche politiche religiose) verso la consapevolezza e la costruzione di una democrazia che non sia formale né vuota parola.

Speriamo di essere anche noi tra questi, sia come fruitori sia come comunicatori di notizie. Ma vogliamo la collaborazione sempre più attiva dei lettori che ci aiutino con i loro consigli, con il loro ritrovarsi nella come in casa propria, anche quando non sono d'accordo in tutto: per apertura alla diversità, contro l'omologazione che regna sovrana nella realtà odierna. I loro dissensi potranno esserci di aiuto, se non sono dettati da visioni integraliste di qualsiasi specie. La laicità a cui ci ispiriamo vorrebbe farci evitare ogni visione unilaterale e ogni verticismo. E siamo convinti che non c’è fraternità vera senza condivisione di ideali.

Forse non c'è da indugiare davanti all'avanzata del Grande Fratello. Il quale si insinua anche nel quotidiano, se non troviamo spazi per sottrarci ai tempi e luoghi artificiali che dilagano ovunque attorno e forse anche dentro di noi.

Per la redazione

Ausilia Riggi Pignata

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