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Redazionale del n° 8 (Ottobre 2000)

Cercasi salvezza

La recente dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, a firma del Cardinale Ratzinger, denominata "Dominus Jesus", afferma tra l’altro che "Al di fuori della Chiesa Cattolica, non c’è salvezza".

Su questa dichiarazione molti pareri sono stati scritti e molti giudizi sono stati espressi, per lo più di dissenso. Il nostro gruppo redazionale ha avuto modo di confrontarsi sull’argomento, ma alla fine alcune domande che ci siamo posti, sono rimaste senza risposta.

Certamente non abbiamo conoscenze adeguate per poter esprimere pareri competenti, ma come credenti, ci pare legittimo interrogarci sul significato e sui perché di detta dichiarazione.

La prima domanda che ci siamo posti con una certa perplessità è stata: "Cosa significa non c’è salvezza?" Evidentemente si sta parlando in una prospettiva escatologica, perciò pare di capire che la non salvezza significhi la dannazione eterna per chi muore al di fuori della Chiesa Cattolica, vale a dire la stragrande maggioranza dell’umanità. E’ questo che intende affermare la dichiarazione?

Ancora il Catechismo di Pio X stabiliva che i bambini morti senza battesimo e i non credenti che morivano dopo aver vissuto una vita retta, avrebbero soggiornato per l’eternità nel così detto "Limbo". Una soluzione non delle più esaltanti, ma che permetteva comunque ad un buon mussulmano o ad un pio valdese, di non venire arrostito per l’eternità.

Ora il nuovo Catechismo universale, promulgato nel 1992 da papa Wojtyla, non parla più del "Limbo", il ché lascia intendere che non ci sono più vie di mezzo: o salvi o dannati per l’eternità.

Se così fosse, se quanto afferma la dichiarazione "Dominus Jesus" in modo così categorico, dovesse venire interpretata in questo modo, ci sarebbe veramente da rimanere sgomenti.

Qui non intendiamo confutare con dotte argomentazioni la dichiarazione in questione, abbiamo però sottomano affermazioni sostenute da documenti di tutto rispetto, che paiono contraddirla.

Il Documento della Commissione Teologica Internazionale del 1996: "Il Cristianesimo e le Religioni", cita: "…Quello che si dice dei cristiani vale anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cuore dei quali opera in modo invisibile la grazia. Anche questi, mediante lo Spirito Santo, possono essere associati al mistero pasquale e quindi possono essere assimilati alla morte di Cristo e andare incontro alla risurrezione (Gaudium et spes, n. 22)" e ancora: "Oggi non è in discussione la possibilità di salvezza fuori della Chiesa di quelli che vivono secondo coscienza. Questa salvezza non si produce indipendentemente da Cristo e della sua Chiesa: essa si fonda sulla presenza universale dello Spirito che non si può separare dal mistero pasquale di Gesù (Gaudium et spes, n. 22; Redemptoris missio, n. 10)": la nostra perplessità rimane immutata.

Noi siamo nati in famiglie cattoliche, battezzati, abbiamo frequentato il catechismo, i Sacramenti, l’oratorio, siamo cresciuti con la convinzione che la nostra sia l’unica e vera religione, non ci passerebbe mai per la testa di farci mussulmani o shintoisti.

Non si capisce perché un buon mussulmano o un buon shintoista di media cultura e intelligenza, che poco o nulla sa del cattolicesimo (Quanti di noi hanno letto il Corano?) nato e cresciuto nella sua fede, non debba essere convinto che la sua religione sia unica e vera.

A questo punto viene da chiedersi se veramente occorra dare alla dichiarazione "Dominus Jesus" tutto il peso che gli si sta dando.

Se parliamo di salvezza, un buon fedele di qualsiasi religione è convinto di salvarsi checché ne dica il cardinale Ratzinger. L’ecumenismo, il dialogo interreligioso non mirano certamente a creare una religione unica e omologata prendendo un po’ di qua e un po’ di là. Si tratta pur sempre, nel rispetto delle singole visioni del mondo e del destino degli uomini, di trovare punti di incontro, di intesa, per costruire un’etica comune, una cultura di pace, di amore, di tolleranza.

Certamente non si può dimenticare che la missione della Chiesa Cattolica sia quella di convertire, ma non è certo con un battesimo che si risolve la questione, perché "…non saranno invece salvati quelli che appartengono soltanto al corpo ma non al cuore della Chiesa, perché non hanno perseverato nell’amore (Lumen gentium, n. 14)" e qui in casa nostra, di gente da convertire, appartenente solo al corpo ma non al cuore della Chiesa ne abbiamo molta.

La domanda che invece sorge spontanea è: perché la "Dominus Jesus?" e perché proprio in questo momento? C’è una relazione tra il giubileo dei giovani, la beatificazione di Pio IX, e questo documento?

Non è facile dare una risposta a queste domande. Ogni interpretazione può portarci a conclusioni lontane e arbitrarie. Certamente, se la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha sentito l’urgenza di riaffermare in tono così forte, vecchie posizioni che tutto faceva ritenere superate, un motivo deve pur averlo avuto.

Sarà che questo arroccamento derivi da una certa paura dei vertici ecclesiali? Paura di perdere posizioni di potere? Paura che le ricerche teologiche in atto possano aprire nuovi orizzonti ai percorsi di salvezza? Stiamo forse assistendo ad un episodio dello scontro tra teologi e Vaticano? (Voi elucubrate pure quello che volete, tanto alla fine, quelli infallibili siamo noi! Pio IX insegna).

Noi non abbiamo risposte suffragate e per quanto riguarda le ipotesi, i giochi sono aperti.

Per la Redazione

Giorgio Bianchi

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