Dichiarazioni di voto per il centrosinistra
Prima parte
Un voto contro il monopolio dei mezzi di comunicazione di massa. In tal senso mi esprimevo nel maggio 2001 in uno dei miei primi “appunti di viaggio”, in occasione delle elezioni politiche. Lo potete ritrovare sfogliando la lista degli “appunti”. Il mio auspicio, unito a quello di molti altri, non si realizzò, oggi portiamo le conseguenze di cinque anni di malgoverno e quindi a maggior ragione rinnovo l’appello per un voto per il centrosinistra. Concedetemi innanzi tutto l’autocitazione. “Potrebbe apparire molto periferica e un po’ intellettualistica la mia dichiarazione di voto contro il monopolio dei mass-media. Ci sono problemi più urgenti e pratici che la nostra politica nazionale, collegata con quella europea e mondiale, deve risolvere: la mancanza e la mobilità selvaggia del lavoro, che rende instabile e devitalizza soprattutto la fascia giovanile del paese (mi sembra logica conseguenza che i giovani non escano dalla casa paterna, non si sposino, si disamorino della politica, ecc.); lo spettro, anche quando il lavoro c’è, che le pensioni vadano assottigliandosi e la prospettiva di una “terza età serena”, come si suol dire, vada sfumando; il timore che la sanità pubblica vada scomparendo in favore di quella privata, che ha come scopo il profitto e non il benessere comune (significative, tra molte altre, le notizie sulle sperimentazioni umane clandestine e a pagamento dei farmaci da parte di alcune multinazionali, guidate solamente dalla preoccupazione di far presto, perché un farmaco dopo vent’anni di brevetto perde di valore, oppure le notizie sulla contesa dei farmaci anti HIV in Sudafrica). Si possono aggiungere altri problemi pratici e concreti, come le migrazioni dai paesi poveri verso quelli ricchi, che disarticolano la struttura sociale di questi ultimi, ma che sono la normale conseguenza della politica occidentale del passato. Su queste ed altre realtà va ad influire il voto del 13 maggio. Voglio tuttavia porre l’accento sul problema del monopolio dei mezzi di comunicazione di massa. Nel passato questi servivano semplicemente a creare “consenso” al regime, cosa fondamentale per la sua sopravvivenza. Il fascismo ha saputo sfruttare al massimo la radio, il cinema, i giornali, il comizio impostato in un certo modo, ecc., per creare consenso e c’è riuscito egregiamente”. La citazione finisce qui. In questi cinque anni sono successe molte cose previste da tanti e da me. Inoltre a livello internazionale c’è stato l’attacco alle Torri gemelle da parte del terrorismo islamico, la guerra contro l’Iraq, l’attacco alla stazione di Madrid, situazioni nelle quali il governo italiano è sempre riuscito a stare dalla parte sbagliata. Per questo ora aggiungerò alle mie affermazioni di cinque anni fa, tuttora valide, posizioni di personaggi significativi. Una dichiarazione di voto autorevole è quella di Paolo Mieli, che sul Corriere della Sera dell’ 8 marzo scorso si è espresso in favore del voto al centrosinistra nell’articolo di fondo dal titolo La scelta del 9 aprile. L’incertezza dei sondaggi sull’esito delle elezioni “è un buon motivo, egli scrive, perché il direttore del Corriere della Sera spieghi ai lettori in modo chiaro e senza giri di parola perché il nostro giornale auspica un esito favorevole a una delle due parti in competizione: il centrosinistra”. Dichiarazione, egli aggiunge, che non impegna l’intero corpo di editorialisti e commentatori di questo giornale. Ed indica tre motivi per questo voto: il governo ha dato l’impressione di essersi dedicato più alla soluzione delle proprie controversie interne e di aver badato alle sorti personali del presidente del Consiglio; riteniamo inoltre nefasto che dalle urne esca un risultato di pareggio con il corollario di grandi coalizioni o di soluzioni consimili, mentre auspichiamo una giusta alternanza a Palazzo Chigi; riteniamo infine che la coalizione costruita da Romano Prodi abbia i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni. Cita quindi i vari leader delle correnti del centrosinistra indicandone i meriti ed auspica che nel centrodestra GF. Fini e PF. Casini possano in prospettiva creare una vera alternativa di governo per una libera scelta dei cittadini. Appello agli indecisi di Umberto Eco ed altri intellettuali. “Siamo di fronte ad un appuntamento drammatico. Dal 2001 a oggi l’Italia è precipitata spaventosamente in basso quanto a rispetto delle leggi e della Costituzione, quanto a situazione economica e quanto a prestigio internazionale. Se dovessimo avere altri cinque anni di governo del Polo, rappresentati di fronte al mondo dai Calderoli e dalle ultime leve (appena arruolate in Forza Italia) dei più impenitenti tra i reduci di Salò, il declino del nostro Paese sarebbe inarrestabile e non potremmo forse più risollevarci. Quindi l’appuntamento del 9 aprile è diverso da tutti gli altri appuntamenti elettorali del passato. In quelli si trattava di decidere chi avrebbe governato senza sospettare che un cambio di governo avrebbe messo a repentaglio le istituzioni democratiche. Ora si tratta invece di salvare queste istituzioni”. Continua Eco che non si debbono convincere ad andare a votare gli indecisi che hanno votato la volta scorsa a destra, quanto piuttosto i delusi del centrosinistra, ed esplicita le motivazioni espresse in apertura dell’appello. “E’ in questa azione di convincimento che consiste il dovere e la funzione di quanti hanno partecipato in questi anni alla discussione che Libertà e Giustizia ha svolto e fatto svolgere. Ora la nave potrebbe affondare. Ciascuno deve prendere il proprio posto”. (www.libertaegiustizia.it) Non due candidati, Prodi e Berlusconi, o due schieramenti politici, ma due diversi “progetti di società” si confronteranno alle prossime elezioni politiche: quella berlusconiana delle “leggi ad personam” e quella democratica e solidale che sembra emergere dalle pagine del programma dell’Unione. Per cui, scrive p. Bartolomeo Sorge nell’editoriale di “Aggiornamenti Sociali” di marzo (il mensile dei gesuiti del centro san Fedele di Milano), per compiere una scelta illuminata il 9 aprile dovremo tutti chiederci: “quale Italia vogliamo?”. “E’ eloquente che le principali leggi di riforma varate dalla Casa delle Libertà – la Bossi-Fini sull’immigrazione, il lodo ‘Schifani’ sui processi a carico delle più alte cariche dello Stato, la legge Gasparri sul riassetto del sistema televisivo, la riforma dell’ordinamento giudiziario, fino all’ultima sua inappellabilità delle sentenze di assoluzione – siano state bocciate, in prima istanza, come anticostituzionali. Per non parlare della riforma della seconda parte della Costituzione, che in realtà intacca i fondamenti stessi della democrazia in Italia, alterando l’equilibrio tra i poteri dello Stato; in particolare, come non vedere che, delegando alle Regioni il potere esclusivo di legiferare su scuola, sanità e polizia locale (la cosiddetta devolution), si crea una effettiva disuguaglianza nel godimento di diritti fondamentali e si introduce il germe della lacerazione dell’unità nazionale?”. Bartolomeo Sorge analizza poi il programma dell’Unione, nel quale ritrova le principali garanzie indicate dalla Costituzione e dalla convivenza civile basata non sul potere che schiaccia l’altro, ma su un’equa distribuzione di averi e valori. (Adista, n.5859,11 marzo 2006) Ho presentato un primo materiale su cui riflettere in questo periodo di tempo che ci separa dalle elezioni. Nei prossimi appunti di viaggio approfondirò alcuni aspetti più qualificanti dei programmi dei due schieramenti. (1. continua) (15 marzo 2006) Mario Arnoldi |