Cosa brucia in pentola
Mondo Radio3 Scienza di ieri 14 novembre ha intervistato gli specialisti Manlio Dinucci e Massimo Zucchetti sull’uso del fosforo bianco da parte dell’esercito nordamericano nell’attacco a Fallujah in Iraq nel novembre 2004. Il fatto è stato reso noto dal documentario, curato da Sigfrido Ranucci, “Fallujah: la strage nascosta” trasmesso da Rai News24. Dinucci ha spiegato che l’utilizzo del fosforo bianco è devastante: ha due effetti, il primo, ‘illuminante’, produce un fumo bianco, denso, che può servire ad illuminare così come a nascondere le operazioni dell’esercito. Il secondo riguarda le polveri residuate dall’esplosione illuminante. E’ qui che il fosforo bianco acquista la sua dannosità e diventa pulviscolo fortemente acido, che uccide tutto ciò che è vivo. Un pulviscolo impercettibile che si posa ovunque, può entrare nelle stanze, depositarsi sui davanzali e ovviamente sulle persone. Reagisce con l’ossigeno, per questo attacca in modo violento mucose, bocca e apparato respiratorio. Può uccidere se respirato. Crea inoltre panico vedere morire una persona ustionata nel volto e nella bocca, senza capirne le cause. Le foto pubblicate ce ne danno un’idea. Le solite smentite sono giunte da parte degli Usa e da parte dell’ambasciata in Italia; tuttavia la relazione stesa dai militari che lo hanno usato e la documentazione fotografica hanno confermato in modo definitivo il grave avvenimento. Gli Usa si sono ulteriormente difesi dicendo che lo hanno usato col solo scopo di illuminazione e di nascondimento delle operazioni, ma abbiamo visto che la sostanza, una volta utilizzata, ha effetti mortali. E’ stata anche invocata la distinzione tra le armi chimiche, che non annoverano il fosforo bianco (Convenzione del 1997, firmata anche dagli Usa) e le armi incendiarie tra cui rientra l’elemento incriminato (Protocollo del 1980 delle armi incendiarie che gli Usa non hanno firmato), per cui formalmente, essendo il fosforo bianco semplicemente un’arma incendiaria e non chimica, l’operazione di Fallujah non sarebbe illegale. Zucchetti ha ricordato che la bambina ustionata dal napalm negli anni ‘60 in Vietnam ha avuto nel mondo un effetto negativo di immagine peggiore di quello di mille guerre perdute. Non è stato dato all’accaduto il giusto rilievo, per questo le forze pacifiste di diversa provenienza hanno organizzato a Roma un sit-in davanti all’ambasciata americana lunedì 14 novembre alle 16 e martedì 15 alle 18; così pure a Milano davanti al consolato Usa. Zucchetti nella trasmissione citata ha affermato che, dalla fine della seconda guerra mondiale, le vittime civili delle guerre sono aumentate fortemente, per cui le guerre intelligenti, chirurgiche o altrimenti nominate sono pura menzogna.
Parigi, Lione, Europa Dopo tre settimane circa dallo scoppio della rivolta nella banlieue di Parigi, si sono verificati incidenti anche nel centro di Lione. Il ministro Sarkozy è stato contestato dalla gente di Parigi. Sono iniziate le espulsioni per gli stranieri coinvolti nelle violenze. A Lione, in pieno centro, le forze dell’ordine hanno dovuto sparare lacrimogeni per disperdere dei giovani teppisti che lanciavano sassi e incendiavano cassonetti delle immondizie. La Francia resta col fiato sospeso, se infatti gli atti di teppismo e gli incendi dolosi nell’area parigina si sono stabilizzati, non è stato così nelle banlieue di altre città. Inoltre bisogna registrare il lancio di un paio di molotov contro una moschea di Carpentras (nel Vancluse) e il ferimento di alcuni uomini della polizia. Anche in altre nazioni del nord Europa si sono verificati disordini analoghi. (Il Sole- 24 ore, 13.11.05) Se il linguaggio del giornale della confindustria espone i fatti ed anche alcuni commenti, sottolineando i tafferugli dei teppisti e le relative conseguenze economiche, Rossana Rossanda nell’articolo Modello periferia de il manifesto del 09.11.05 affronta il problema delle periferie delle grandi città europee, e tra queste di quelle italiane, dal punto di vista sociale e politico. Nel centro delle grandi città ci sono i signori, gli intellettuali, i turisti, ed i palazzi amministrativi, politici e culturali. Quindi una seconda fascia di quartieri borghesi bene. Poi i blocchi dormitorio estesi per chilometri, dove quelli del centro non si affacciano mai, ed infine una quarta fascia più esterna, dove si dovrebbero costruire per legge il 20% di alloggi popolari, mai edificati dai Comuni interessati, perché, se così fosse, la gente bene non andrebbe mai ad abitare in quei lembi di verde. “Quanto agli immigrati di ultimo arrivo non hanno quartiere, fanno gli squatter nelle case vecchie e disabitate dovunque siano, e succede come questa estate che vi muoiano per incendio nelle condoglianze di tutta la città. Questa la geografia di una capitale, ma non soltanto di Parigi”. Infatti anche l’Italia è coinvolta da questa situazione, come ha detto Prodi. Quanto alle cause degli assalti incendiari Rossanda afferma: “Il post industriale non ha bisogno di manodopera… Chi vi era arrivato trenta o quaranta anni fa trovava lavoro e aveva qualche prospettiva, oggi i suoi rampolli non lo trovano e non ne hanno nessuna. Sono nati in Francia, secolarizzati in Francia, parlano francese. Non frequentano né scuole, né chiese, né moschee, non amano una scuola che non gli promette nulla. Sono per le strade. In rottura coi genitori, che li rimproverano e con i quali il dialogo, ammesso che ci sia mai stato, è finito. Sono in rottura coi simboli di quella ricchezza radiosa che li ammicca da tutte le parti, manifesti e tv, che gli è preclusa. Gli è venuta voglia di spaccarli tutti, non di spaccare tutto…a nessuno viene in testa di prendere la Bastiglia…Sono tagliati fuori dall’ascensore sociale, lo sanno e se lo sentono dire. Hanno cominciato con un solo slogan ‘Rispetto, vogliamo rispetto’. E quando il ministro degli interni li ha chiamati teppaglia è stato come versare benzina sul fuoco”. Conclude Rossanda sui rimedi: “I rimedi sono i posti di lavoro che in questa fascia sociale mancano fino al cinquanta per cento dei richiedenti di quella età, mancano scuole qualificate, mancano case che non siano casermoni, manca una rete associativa e, soprattutto, manca la fine della discriminazione che si sentono addosso…Chi se la sente di dire che, salvo le dimensioni, questo non succede anche a Milano, Roma o Bologna?…”
Italia Venerdì 25 novembre per quattro ore ci sarà lo sciopero generale proclamato da Cgil, Cisl e Uil per tutti i lavoratori pubblici e privati contro la manovra economica del governo e a sostegno delle proposte sindacali di sviluppo, equità sociale e politica dei redditi. La finanziaria ha avuto un lungo percorso prima di arrivare in dirittura d’arrivo, ed altre volte ne abbiamo parlato. E’ evidente in ogni caso il carattere tutto elettorale di questa manovra. Per citare le ultime battute, nei giorni scorsi il leader dell’opposizione, Romano Prodi, dopo aver attaccato la propaganda di Berlusconi sulla casa, ha anche criticato l’operazione bebè. Tutto il pacchetto di interventi per la famiglia, ha detto, è comunque un’elemosina di un miliardo a fronte di tagli per 7 miliardi di euro ai servizi. A peggiorare la situazione e le tasche degli italiani arriva anche la prossima manovra in campo energetico. Il governo prepara infatti una stangata sulle tariffe energetiche, dopo un aumento medio di 120 euro per tutte le famiglie per le tariffe elettriche e del metano del 2005. Oltre questo, i problemi di fine legislatura sono tanti e gravi. Nelle due giornate di convegno della Cgil per l’avvio del suo centenario (1906-2006) si è parlato molto di Costituzione e di diritto al lavoro, ed inoltre di pericolo di svuotamento del Parlamento, processo che si realizza sia con la pratica delle leggi ad personam e dello strapotere dell’esecutivo, sia, a maggior ragione, con la riforma della Costituzione che andrà in votazione dalla prossima settimana. Se si perde, sarà inevitabile concentrarsi sul referendum abrogativo. Molto grave anche il processo di devolution, che scompone il diritto, crea cittadini di serie A e cittadini di serie B sulla sanità, la scuola, la previdenza. Una riforma che affida uno strapotere al premier e che frantuma la nazione. In questi fuochi a pentole (scatole) cinesi, la vigilanza e l’impegno professionale e politico sono essenziali per il bene comune italiano, europeo e globale. (15 novembre 2005) Mario Arnoldi |