La “Contro Cernobbio”, svoltasi a Parma dal 3 al 5
settembre u.s., alla quale hanno partecipato più di 90 organizzazioni della
società civile, dal titolo “L’impresa di un’economia diversa”, ha proposto una
contro-finaziaria, all’interno della Campagna “Sbilanciamoci!”, che, tassando i
paradisi fiscali, le speculazioni finanziarie e i consumi insostenibili,
recupera ben 10 miliardi di euro a favore dei servizi sociali, della sanità e
dello sviluppo locale. Tra i provvedimenti indicati, la reintroduzione di una
tassa di successione oltre i 150mila euro, l’approvazione di una tassa sulle
transazioni valutarie sul modello della Tobin Tax, l’introduzione di ecotasse
come la Carbon Tax e di una nuova tassa del 4% sull’esportazione dei sistemi
d’arma. (www.adista.it)
Di seguito il comunicato “Sbilanciamoci!”, con le sue
proposte in materia di welfare, fisco, responsabilità d’impresa,
ambiente.
“Alle ricette del neoliberismo e di un modello di sviluppo
fondato sul profitto e la centralità del mercato, che da trent’anni vengono
presentate anche nel seminario di Cernobbio, opponiamo le nostre alternative.
Per noi sono centrali la promozione del welfare e la tutela dei diritti,
l’uso della leva fiscale per la coesione e la solidarietà sociale, la difesa
dei beni comuni, la sostenibilità di un’economia fondata sulla giustizia e la
solidarietà, un’economia partecipata basata su esperienze in crescita e i cui
principi sono sempre più condivisi dai cittadini: la finanza etica, il
commercio equo e solidale, il turismo responsabile, il software libero,
il consumo responsabile.
Analogamente con quanto avviene in Europa, soggetti sociali diversi -
movimenti, associazioni, sindacato, imprese dell’altra economia – hanno registrato
una convergenza politica e culturale su un arco mai così ampio di temi, che
apre la strada alla possibilità di proposte comuni, come quelle avanzate dalla
campagna Sbilanciamoci! in questi giorni. La crisi del neoliberismo, delle
grandi imprese e del sistema finanziario - esemplificate dal crack Parmalat e
dal tracollo industriale del paese, che abbiamo discusso in questo Forum -
offre spazio, come mai prima d’ora, per le proposte che abbiamo discusso in
questi giorni. Le oltre 90 organizzazioni presenti al Forum, insieme alla
campagna Sbilanciamoci!, facendo propri i documenti preparatori sul welfare, il
fisco, la responsabilità d’impresa e i materiali dei seminari paralleli, si
impegnano a lavorare per:
1) opporsi ad una legge finanziaria che, secondo quanto preannunciato, taglierà
ulteriormente le spese sociali e i trasferimenti agli enti locali, ridurrà le
tasse agli scaglioni di reddito più alti, alimenterà nuove grandi opere,
battendosi invece per una finanziaria alternativa fondata sul ruolo dell’intervento
pubblico, della spesa sociale (che deve essere portato al livello della media
europea), dell’uso della leva fiscale per lo sviluppo, la difesa dei beni
comuni - come l’acqua - dai processi di privatizzazione, la riduzione delle
spese militari, il sostegno pubblico alle forme innovative di sviluppo
sostenibile partecipato e di imprese di un’economia diversa;
2) reintrodurre un criterio di solidarietà fiscale (e di progressività delle
imposte) per finanziare il welfare e garantire equità sociale ed
economica, attraverso la reintroduzione dell’imposta sulle successioni e le
donazioni, l’aumento dell’aliquota per gli scaglioni di reddito più alti, la
tassazione della rendita e delle speculazioni finanziarie a livello nazionale
ed internazionale;
3) introdurre o rafforzare - come già evidenziato dai documenti preparatori
della campagna per questo Forum - una serie di tasse di scopo, in materia
ambientale e sociale, volte a condizionare e a orientare in modo virtuoso i
consumi (sulle armi, sull’acqua imbottigliata, sul tabacco, sulle emissioni di
anidride carbonica, ecc.);
4) rafforzare le esperienze di democrazia locale (come i bilanci partecipativi)
ricercando forme di cooperazione e lavoro comune con gli enti e le comunità
locali per costruire dal basso un welfare dei diritti, forme di sviluppo
locale partecipato, elaborazione delle scelte economiche e di utilizzo della
spesa pubblica con il coinvolgimento dei cittadini e della società civile
organizzata;
5) difendere gli strumenti e le risorse degli enti locali per garantire
l’erogazione di servizi sociali in campo assistenziale e sanitario;
6) estendere il lavoro comune con il sindacato sui temi del lavoro, della
difesa dei diritti sindacali e sociali, della lotta contro la precarizzazione, con
la ricerca di politiche per allargare, tutelare e qualificare l’occupazione.
Dobbiamo rovesciare le strategie delle imprese e le politiche che portano
all’erosione dei salari e a un sistema pensionistico che coprirà sempre di meno
la generalità dei lavoratori e dei cittadini;
7) percorrere con ancora maggiore forza le strade di un nuovo modello di
economia, fondato su comportamenti e stili di vita nuovi, su forme di altra
economia, su consumi responsabili e di qualità. Il commercio equo e solidale,
la finanza etica, l’economia sociale possono essere sostenute con politiche
pubbliche mirate - anche nella legge finanziaria - e avere maggiore forza dalla
costruzione di sistemi integrati come i “Distretti di Economia Solidale”,
esperienze significative di consumo e comportamenti etico come i GAS (Gruppi di
Acquisto Solidale), i Bilanci di Giustizia, ecc. In questo contesto la
responsabilità sociale d’impresa non deve essere considerata ambiguamente come
beneficenza umanitaria o puro marketing, ma deve presupporre rispetto
delle regole e dei diritti, promozione sociale, tutela del lavoro,
dell’ambiente, dei diritti, redistribuzione sociale dei benefici economici;
8) proporre alternative concrete ed efficaci ad un modello di sviluppo
energivoro, dipendente dal petrolio, a favore di forme di energia pulita e
rinnovabile. La prossima finanziaria deve contenere la reintroduzione della
carbon tax per sostenere l’applicazione degli accordi di Kyoto; misure di
incentivi a favore del fotovoltaico, con la produzione di almeno 50.000
impianti domestici, l’orientamento della tassazione della benzina (che non deve
essere ridotta) per favorire i trasporti pubblici e collettivi, l’introduzione
di una tassazione aggiuntiva sui SUV (le grandi jeep energivore sempre più diffuse),
agevolazioni e sgravi per produzioni e imprese produttrici di energia pulita;
9) continuare a battersi contro le politiche neoliberiste del WTO, del FMI e
della Banca Mondiale e gli orientamenti della Commissione europea a livello di
accordi del GATS (Accordo Generale sullo Scambio dei Sevizi, parte integrante
dell’accordo che istituisce l’Organizzazione Mondiale del Commercio),
riaffermando le prospettive della sovranità dei paesi in via di sviluppo,
l’esclusione dai servizi di alcuni beni comuni, come l’acqua, battendosi per
l’equità e la verifica della filiera etica del commercio internazionale e
impegnandosi affinché attraverso l’importazione di prodotti come il cotone
biologico ed il caffè, si sostengano le ragioni, il futuro dei produttori del Sud
del mondo e nello stesso tempo si orientino la qualità e le prospettive della
distribuzione e de consumo nei paesi del Nord più ricco;
10) impegnarsi per la smilitarizzazione dell’economia e per la riconversione
dell’industria militare, mettendo al centro delle richieste per la prossima
finanziaria la riduzione di almeno il 10% delle spese militari nel 2005 per
arrivare ad una riduzione del 50% nel 2010, il rilancio delle politiche di
cooperazione allo sviluppo e alla solidarietà internazionale, fino a
raggiungere già dal 2005 lo 0,7 del PIL. La cooperazione italiana deve essere
sganciata dalla politica estera e militare del nostro paese, senza commistione
e strumentalizzazione nell’uso dell’aiuto pubblico allo sviluppo per la
copertura di interventi umanitari e politica di guerra.
Appuntamento alle prossime mobilitazioni – concludono le organizzazioni - sulla
Finanziaria, al Forum Sociale
Europeo di Londra e al III forum sull’ “Impresa di un’economia diversa” del
2005. Rilanciamo l’impegno per una mobilitazione straordinaria per porre fine
alla guerra in Iraq, contro il terrorismo e all’occupazione delle truppe
belligeranti del Paese. Solo un futuro di pace e di rispetto dei diritti umani
può assicurare la prospettiva di un’economia di giustizia e l’impresa di
un’economia diversa”.
Fonte: Sbilanciamoci,
Metamorfosi. Ripresa
da: www.adista.it
(1 ottobre 2004)
Mario Arnoldi
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