Natale 2003

Ginevra: proposta di pace israelo-palestinese

Il 1° dicembre scorso è stata firmata a Ginevra una proposta d’accordo di Pace tra Israele e Palestina, elaborato da due anni da rappresentanti non ufficiali ma significativi delle due parti. Le società civili israeliana e palestinese, non nella totalità ma nella piena maggioranza, hanno caldeggiato che l’accordo fosse firmato e potesse diventare modello per accordi ufficiali dei governi attuali, dal momento che la situazione è diventata insostenibile per entrambe.

La Rete Ebrei contro l’Occupazione ed il Movimento Palestinese per la Cultura e la Democrazia hanno rilasciato un documento nel quale, dopo l’analisi della tragica situazione attuale, chiedono "ai firmatari dell’accordo, a tutti coloro che dichiarano di volerlo sostenere, alla comunità internazionale ed all’Unione Europea, ma soprattutto alla società civile che ha animato nel mondo il movimento contro la guerra, di vigilare perché questo spiraglio di luce non venga di nuovo oscurato, di non lasciar morire ancora una volta la speranza".

Da parte italiana un analogo appello è stato promosso dalle associazioni per la pace, che trascrivo per esteso.

APPELLO

"Noi firmatari di quest’appello chiediamo al nostro Paese di sostenere l’intesa di pace che sara’ (è stata, n.d.a.) siglata a Ginevra.
Crediamo che la pace nel Medio Oriente passi per il riconoscimento reciproco dello Stato d’Israele e dello Stato della Palestina. Due popoli in due stati.
Siamo contrari all’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi occupati nel 1967 che viola le risoluzioni dell’Onu e che produce sofferenze indicibili  alla popolazione palestinese costretta a subire violenze e umiliazioni d’ogni tipo. Vogliamo che i cittadini israeliani possano vivere in sicurezza senza la paura di essere uccisi dai kamikaze palestinesi e che i palestinesi possano avere uno Stato indipendente.
Occupazione, violenza e terrorismo alimentano l’odio trascinando entrambi i popoli verso la loro distruzione.
Il futuro d’Israele e della Palestina passa per la pace, il dialogo, la convivenza tra popoli, religioni, culture diverse.
Allo scontro tra le civiltà contrapponiamo il rispetto del diritto e della legalità internazionale. Alla "guerra preventiva" preferiamo la politica come unico strumento per governare le controversie internazionali. Non dobbiamo lasciare soli i cittadini israeliani e palestinesi. Dobbiamo aiutare chi, nelle due società, si batte per la soluzione pacifica del conflitto.
Non può sfuggire, infatti, l’importanza del patto per la pace che sara’ (è stato ) firmato a Ginevra, insieme ad altre analoghe iniziative, tra alcuni rappresentanti autorevoli delle due parti in conflitto  per i riflessi positivi che l’accordo può produrre sull’intera area medio orientale e nei rapporti con l’Europa. Per questi motivi chiediamo al governo italiano di sollecitare il governo israeliano e l’autorità nazionale palestinese  a riprendere il dialogo.
Milioni e milioni di cittadini in tutto il mondo si sono mobilitati nei mesi scorsi per la pace ma non sono riusciti ad impedire la guerra. Questa volta la pace è possibile malgrado l’ottusità  di chi vuole la guerra ad ogni costo".

I due maggiori negoziatori dell’accordo di Ginevra sono stati l’ex ministro israeliano Yossi Beilin ed il palestinese, anch’egli ex ministro, Yasser Abed Rabbo, segno della sensibilità, accanto a quella già indicata della società civile, di coloro che hanno partecipato al governo delle due parti ed hanno constatato l’impotenza di tutte le forme precedenti di pace ed allo stesso tempo l’urgenza di una soluzione.

Il testo dell’accordo, pubblicato sul sito israeliano Haretz, tradotto in italiano (www.palestiuna.balsam.it; www.arci.it), composto di una cinquantina di pagine, corredate di cartine, propone nei suoi aspetti principali la creazione di uno stato palestinese sul 97,5% del territorio della Cisgiordania, con una "sovranità condivisa" su Gerusalemme; il ritiro di Israele da gran parte dei territori di Cisgiordania e dalla striscia di Gaza, in cambio della rinuncia dei 3,8 milioni di profughi palestinesi al diritto di tornare nelle loro terre che dal 1948 sono divenute parte dello stato ebraico.    

L’accordo avviene a otto anni dall’omicidio d’Itzhak Rabin. Nella sala della firma erano presenti delegazioni dei due popoli e centinaia di personalità, come Mandela, Carter, Gorbaciov. Messaggi di sostegno da Chirac, Blair, Schroeder e dal presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Assente il governo italiano. Una delegazione italiana era formata da Luisa Morgantini, europarlamentare e da rappresentanti dei maggiori partiti della sinistra. Il segretario di Stato Colin Powell ha incontrato nei giorni successivi a Washington i promotori della pace di Ginevra.

Il progetto è stato rifiutato da Sharon che lo considera un semplice pezzo di carta ed in contrasto con la road map e dalla destra israeliana. Da parte palestinese si oppongono Hamas, la Jihad islamica, il Fronte popolare di liberazione della Palestina (FPLP), ma anche alcuni settori dello stesso Fatah, a cominciare dalle Brigate dei martiri di Al Aqsa, che gridano al tradimento per la svendita della possibilità del ritorno dei profughi del 1948. Arafat, pur senza osteggiarlo, non manifesta particolari entusiasmi.

Che pensare in conclusione di questo accordo, quali prospettive avrà?

Mi affido alle parole di Ali Rashid, responsabile in Italia della Palestina, rilasciate in diverse interviste. " Certo l’accordo non offre di fatto sul piano del diritto una soluzione giusta a tutti i problemi che un conflitto che dura da più di mezzo secolo ha causato al popolo palestinese. Ma sul piano etico e morale le due parti hanno fatto del loro meglio per porre fine a questa interminabile guerra, che ha impoverito non solo materialmente entrambi e promette solo morte e distruzione per aprire pagine nuove e guardare al futuro con reciproco rispetto e pari dignità".

Sorge finalmente uno spiraglio di pace sul conflitto che è al centro degli scontri della drammatica situazione attuale? Lo auspico fortemente sia per il Natale sia per il futuro dell’umanità!

(25 dicembre 2003)

Mario Arnoldi