Nuove vie dopo Cancun
Dumping. Carneade! chi era (è) costui? Quel termine inglese indica una realtà perversa, oggetto di quattro giorni di lolla a Cancun in Messico durante la riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO/OMC). Per meglio capirla mi spiegherò con un esempio semplice e concreto. Non me ne vogliano gli esperti. Quando frequentavo il liceo si stavano diffondendo in Italia i jeans, anzi andavano a ruba. Qualche mio compagno di scuola, che aveva lo spirito del commercio, vendeva negli intervalli ai compagni i nuovi pantaloni comprati ai mercatini. Uno di questi studenti-venditori, avendo alle spalle una famiglia ricca che lo foraggiava, vendeva a costo minore i jeans e metteva i suoi concorrenti in condizione di svantaggio, sino al punto che lui, il più fortunato, è rimasto l’unico venditore e gli altri hanno dovuto cambiare mestiere. Su scala mondiale, se una nazione o un gruppo di transnazionali (multinazionali) mette sul mercato merci a basso costo, perché riceve grosse sovvenzioni dagli erogatori internazionali, essa batterà la concorrenza degli altri paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo e quelli poveri, che non godono delle stesse sovvenzioni. Questo è il dumping: vendita a basso prezzo di merce su mercato straniero per conquistarlo ed al limite distruggerlo. Esempio del granoturco in Messico. "Dall’entrata in vigore del Nafta (Trattato del libero commercio del Nordamerica), il mercato messicano è stato inondato dal mais statunitense venduto, grazie ai sussidi, ad un prezzo inferiore al costo di produzione. Con la conseguenza che, secondo l’ong Oxfam, il prezzo del mais è sceso del 70% dal 1994, portando alla rovina 15 milioni di messicani". (Adista, Roma, n.65, 2003.09.20). Altro esempio. "I produttori di cotone americano sono poche migliaia, che, beneficiando di quattro miliardi di dollari l’anno a titolo di sussidi, inondano il mercato di cotone sottocosto, riducendo alla fame dieci milioni di contadini di alcuni paesi dell’Africa centro-occidentale che hanno nel cotone la loro principale risorsa. Da non dimenticare che Bush conta una parte importante del suo elettorato tra i grandi produttori agricoli e i loro favolosi contributi al partito repubblicano sono essenziali per la campagna elettorale del 2004". (A. Lettieri. il manifesto, 2003.09.20). Che è successo a Cancun al WTO? Il cosiddetto G21, un blocco di paesi in via di sviluppo che rappresenta la maggioranza dell’umanità, ha fatto sapere che non si accontenta di qualche concessione e che, senza una sostanziale riduzione dei sussidi, non firmerà nessun accordo. Sotto la guida di Brasile, Cina, India e Sudafrica, il G21 ha unito le sue forze e quelle del gruppo di Cairns, i maggiori produttori di prodotti agricoli come Australia, Canada, Nuova Zelanda, Brasile, Argentina, Cina. Filippine. (Adista, cit.). A Cancun tutti i paesi citati hanno chiesto il ritiro delle sovvenzioni all’agricoltura degli USA e dell’Unione Europea. Per questo le trattative si sono bloccate e la situazione si è fermata allo stato attuale senza ulteriori recrudescenze. L’altro grande problema al quale è stato posto l’alt da parte dei paesi del mondo non occidentale è la possibilità delle grandi imprese trasnazionali di occupare gli spazi che interessano i servizi pubblici dei paesi emergenti, dalle telecomunicazioni all’energia, alle poste, all’acqua, ai servizi di carattere sociale come l’istruzione, la sanità, i fondi pensione. Dopo la liberalizzazione del mercato delle merci e dei capitali, i mercati dei servizi rappresentano, infatti, il passaggio decisivo alla globalizzazione del capitalismo del nord. (A. Lettieri, cit). Anche su quest’aspetto non c’è stato un nulla di fatto a Cancun per l’opposizione di gran parte dei paesi citati e per la mobilitazione delle ong all’interno della Conferenza ed all’esterno ed inoltre grazie alla mobilitazione dei movimenti e della società civile, che, a cominciare da Seattle, ha continuato, nonostante gli ostacoli ed alcuni rallentamenti, a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni al punto da far emergere le contraddizioni interne alla globalizzazione stessa. Prospettive. A Cancun i paesi deboli hanno affrontato i più potenti negoziatori della terra e non si sono lasciati sopraffare. La lezione che si portano a casa è che, se è stato possibile questo, anche altri obiettivi saranno possibili. Le proposte di giustizia globale potranno prendere forma. Mentre il WTO/OMC ha subito una battuta d’arresto, queste nazioni potrebbero, se utilizzassero intelligentemente il loro potere collettivo, ancora trovare un punto di partenza per negoziati congiunti. Potrebbero perfino trasformare il WTO/OMC in quel corpo democratico che da sempre si intendeva fosse. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale faranno bene a guardarsi le spalle ora. Il consiglio di sicurezza dell’ONU farà sempre più fatica a mantenere i propri poteri anomali. Le nazioni povere, se rimangono unite, potranno cominciare a rappresentare una minaccia collettiva per i ricchi. Per fare questo, hanno bisogno di forza contrattuale, cosa che possiedono sotto forma del loro indebitamento. Insieme, devono così tanto denaro da essere padroni di tutti i sistemi finanziari del mondo. Minacciando l’inadempienza collettiva, possono cominciare a gestire il genere di potere finora gestito solamente dai ricchi e pretendere concessioni in cambio dell’impegno a non usare la forza. Ed il ruolo di sostegno dei movimenti e della società civile, come già accennato, ha un grande valore in questa prospettiva nuova. (vedi The Guardian e www. monbiot.com, tradotto da Il Granello di Sabbia 103 di Attac Italia). (1 ottobre 2003) Mario Arnoldi |