L’ira di Berlusconi
S’assottiglia sempre di più la memoria classica e quindi ricorderò brevemente che Achille era tra i più forti combattenti greci alla guerra contro Troia, alla testa di cinquanta navi. Agamennone, al decimo anno dell’assedio della città, è costretto a togliere la schiava Briseide ad Achille, da questi precedentemente sottratta, per restituirla al padre. E’ questa la causa dell’ "ira di Achille". Questi vincerà contro Ettore, ma morirà in seguito per mano di Paride e Apollo, colpito nella sua parte più fragile, il tallone. Nell’Achilleide di Stazio compare per la prima volta la storia secondo la quale la madre Tetide, immergendolo nelle acque dello Stige, l’avrebbe reso invulnerabile in tutto il corpo tranne nel tallone per il quale lo teneva: proprio in quel punto l’eroe doveva poi ricevere la ferita mortale.
Veniamo all’ira di Berlusconi. Al terzo giorno della convention di Forza Italia in Friuli, domenica 11 maggio scorso, il premier lanciava pesanti accuse a RAI TRE, ai magistrati ed all’opposizione. "Non esiste alternativa democratica al centro destra". "Noi siamo stati eletti per difendere la libertà e difendere la libertà significa non consentire a chi è ed è stato comunista di poter prendere il governo e salire al potere". Le persone accusate e molti commentatori politici hanno rilevato che ormai il presidente è un uomo disperato. I sondaggi infatti danno in minoranza le forze del centro destra in occasione delle prossime elezioni amministrative. Il venerdì precedente, 9 maggio, alla trasmissione Excalibur, le esternazioni di Berlusconi, durate 50 minuti in risposta alle cinque domande di Socci del tipo "Che effetto le ha fatto l’inchiesta SME?", avevano "puntato" diversi presunti avversari, toccando lo stesso Prodi. La SME, una grande azienda alimentare che faceva parte della holding statale IRI, aveva già impegnato il premier il 5 maggio nelle dichiarazioni spontanee rilasciate al relativo processo. Ho scelto, tra le tante, la versione che dà di queste dichiarazioni il giornale spagnolo El Pais, riportate da Internazionale del 9/15 maggio, sia per proporre una visione di un giornale straniero più distaccato dei nostri italiani, sia per la lucidità di sintesi. "Secondo la sua dichiarazione ai giudici, Berlusconi intervenne nel 1985 facendo un ‘servizio allo stato’ e su richiesta dell’allora premier socialista, il defunto Bettino Craxi, per evitare che si vendesse la SME al suo rivale Carlo De Benedetti a un prezzo palesemente inferiore a quello di mercato. Il presidente dell’IRI era Romano Prodi, poi diventato capo del governo italiano e oggi presidente della commissione europea. Il caso finì in tribunale: nel 1986 i giudici emisero una sentenza contro De Benedetti, ma nove anni dopo un testimone dichiarò che i magistrati erano stati corrotti da Berlusconi, e da altri quattro accusati, e questo diede luogo nel 2000 all’apertura de processo in corso". El Pais continua affermando che la sentenza potrebbe giungere durante la presidenza italiana dell’Unione europea e coincidere con la firma del nuovo Trattato della Costituzione europea. In questo caso i problemi italiani, e del presidente in particolare, potrebbero intralciare i lavori tanto importanti e le conclusioni tanto attese del nuovo assetto europeo. Forza Itala propone di ripristinare l’immunità parlamentare tolta dieci anni fa durante i processi di Mani Pulite, ma l’opposizione a questa operazione è forte anche nella stessa maggioranza. L’immunità potrebbe diventare impunità, obiettano in molti. Altri propongono, più delimitatamene, l’immunità durante il semestre europeo. In ogni caso l’immunità, dice ancora El Pais, che in altri paesi è la norma, aumenterebbe l’anomalia italiana. La pietosa telenovela berlusconiana non è cominciata solo ora. La costante e sistematica distruzione dei diritti acquisiti dalle democrazie moderne europee sono state in gran parte risucchiate a colpi di maggioranza a partire dalla vittoria delle elezioni. Mentre la sinistra, durante il governo precedente, continuava a trattare con la minoranza, che ora è maggioranza, e procedeva con cautele eccessive, forse per la preoccupazione di guadagnarsi il consenso del centro tanto rincorso da tutti in quanto ago della bilancia o, meglio, fattore determinante per la vittoria, l’attuale governo, approfittando del sistema maggioritario elettorale che gli ha dato una stragrande superiorità, senza particolari convenevoli ha messo al suo attivo tante leggi che vanno a proteggere gli interessi del premier e dei suoi amici. Non credo sia necessario ricordare gli elementi di questo bottino. Se Berlusconi riuscirà ad ottenere dal parlamento italiano anche l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e di quello del Governo, completerà la sua opera di fronte agli sguardi impotenti delle sinistre all’opposizione. Se il premier ottenesse infine di soggiogare il potere giudiziario all’esecutivo, si arriverebbe ad un’aberrazione che farebbe rivoltare Montesquieu nella tomba e preoccupare per il futuro della democrazia in Italia. Per rinfrescare la memoria, Montesquieu è stato il teorizzatore della divisione dei tre poteri, legislativo esecutivo e giudiziario, quale fondamento della democrazia, quale le lotte moderne d’Europa avevano conquistato con lacrime e sangue. Due anni fa, quando ho cominciato questi "appunti di viaggio", ho intitolato il pezzo immediatamente precedente alle elezioni del 2001 "Un voto contro la concentrazione del mezzi di comunicazione di massa". Pur con la preparazione dell’uomo "medio", che legge i giornali, naviga su internet e tiene le antenne alzate, ho intravisto da subito l’inizio di una storia che sarebbe diventata tragica nel caso della vittoria berlusconiana. Dobbiamo forse oggi disperare di vedere svilupparsi in senso maggiormente democratico la politica del paese in cui viviamo? Non dimentichiamo che anche Achille aveva il suo punto debole, il tallone, che lo tradì a morte. Non chiedo naturalmente la morte di nessuno, ma la conversione sulla via della democrazia sì! Nella storia, accanto alle tragedie dittatoriali, abbiamo visto a volte le inversioni di tendenza verso la giusta distribuzione dei beni, siano essi materiali che culturali. (15 maggio 2003) Mario Arnoldi |