In morte di Carlo Giuliani

Genova, 20 luglio 2001

"Appena squillò la tromba,

tutto era pronto sulla terra,

e Geova divise il mondo

tra Coca-Cola Inc., Anaconda,

Ford Motors, e altre società:

la Compagnia United Fruit

si riservò la parte più succosa,

la costa centrale della mia terra,

la dolce cintura d’America.

Ribattezzò le sue terre

‘Repubbliche Banane’

e sopra i morti addormentati,

sopra gli inquieti eroi

che conquistarono la grandezza,

la libertà e le bandiere,

instaurò l’opera buffa:

cedette antichi benefici,

regalò corone imperiali,

sguainò l’invidia, e chiamò

la dittatura delle mosche,

mosche Trujillo, mosche Tacho,

mosche Carías, mosche Martínez,

mosche Ubico, mosche umide

d’umile sangue e marmellata,

mosche ubriache che ronzano

sopra le tombe popolari,

mosche da circo, sagge mosche

esperte in tirannia.

Tra le mosche sanguinarie

sbarca la Compagnia

stipando di caffè e frutta

le sue navi che poi scomparvero

come vassoi con il tesoro

delle nostre terre sommerse.

Frattanto, entro gli abissi

pieni di zucchero dei porti,

cadevano indios sepolti

dal vapore del mattino:

rotola un corpo, una cosa

senza nome, un numero caduto,

un grappolo di frutta morta

finita nel letamaio."

( Pablo Neruda, da Canto Generale, 1950)


E’ stato ucciso e calpestato, venerdì scorso durante la manifestazione, un giovane di 23 anni, Carlo Giuliani. Il dolore e la memoria di tutti noi sono incommensurabili.

Sul luogo in cui egli è stato falciato, tante compagne e compagni hanno deposto dei fiori rossi, del colore del sangue sparso, seme di speranza futura. Su una maglietta bianca, acanto ai fiori, c’è una scritta: "è morto un ragazzo nella piazza dove sono nato io". Io la intendo come una promessa a proseguire il cammino intrapreso: dove è morto Carlo, io oggi rinasco, noi oggi ci apriamo ad una vita e ad un impegno nuovo.

Il padre, pur nell’amarezza della perdita, ha avuto parole di comprensione per il figlio morto ("era un ragazzo che non tollerava nessun tipo d’ingiustizia e per lui quella camionetta era il simbolo d’ogni ingiustizia") ed espressioni di pena per il giovane carabiniere che ha sparato per paura, ed ha chiesto con forza che ogni violenza cessi.

Tanta violenza è corsa venerdì in tutte le zone di Genova ed ogni forma di violenza è da condannare. Ma non tutte le violenze sono da considerarsi uguali, pena la dissoluzione totale del mondo e della specie umana. Ci sono violenze che sono causa delle altre violenze e sono gli attori di quelle i veri responsabili dei mali, da commiserare come esseri umani, ma da fermare nella loro furia distruttiva. Il Genoa Social Forum non è solo un gruppo di manifestanti pacifisti, è soprattutto una gran parte della società civile che si oppone alla violenza prima e protesta in modo costruttivo. (Mario Arnoldi)

(20 luglio 2001)

Mario Arnoldi