Gli uomini, la storia e l’ambiente
A metà aprile di quest’anno alcuni intellettuali, storici in particolare, indirizzavano al Ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro una lettera in cui lamentavano che il progetto alternativo dei cicli d’insegnamento della storia, che avevano redatto su richiesta dello stesso Ministro, era stato disatteso e ribadivano che la storia dovrebbe essere insegnata non in un unico ciclo che abbraccia l’intero arco degli studi medi, ma in due cicli, adeguatamente impostati, di modo che gli studenti ormai più maturi possano, in una seconda tornata, riprendere le tematiche storiche per approfondirle. Appoggio la richiesta degli storici. Ma c’è di più: come proporre la storia? Recentemente ho svolto a studenti di 18 anni un corso di geografia antropica, geografia umana per intenderci, accanto alla storia, mia disciplina abituale. Precedentemente la materia era chiamata culture comparate. Ho scoperto con meraviglia che gli studenti, abitualmente disamorati allo studio della storia, si appassionavano alla nuova materia che descrive la lotta dell’uomo accanto o contro la natura fisica, diversa e variegata nei vari continenti; che fa confronti sinottici tra i diversi paesi, etnie, popoli, lingue, storie e religioni; che vede le reazioni dell’uomo contro le contraddizioni ed i conflitti insiti in sé e nel cosmo; che indaga i tentativi di alcuni di far convergere le attività al bene comune e la volontà perversa di altri di confliggere…Tutto era più coinvolgente. Quella materia è stata abolita. Il nome non conta, l’auspicio è che l’antropos, l’uomo, venga scandagliato in tutte le sue dimensioni interne ed esterne, personali e relazionali, o meglio, relazionali e personali, ed allora la storia sarà vita. (30 aprile 2001) Mario Arnoldi |