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John R. Quinn

"Per una riforma del Papato – L’impegnativo appello all’unità dei cristiani"

EDITRICE QUERINIANA 2000 – Brescia – 220 pagine - £. 30.000

di Gino Tartarelli

Ci ha provato un monsignore a farlo, Un americano, John R. Quinn, arcivescovo emerito di San Francisco ed ex presidente della Conferenza episcopale nordamericana ha messo in discussione il papato. Lo ha fatto con un libro, uscito in America all’inizio del dicembre del 1999 con il titolo "The reform og the Papacy". Oggi esce la versione italiana, edito dalla casa editrice Queriniana, con il titolo "Per una riforma del Papato – L’impegnativo appello all’unità dei cristiani" (£. 30.000). Le sue proposte, lucide e concrete per una riforma dell'ufficio papale, vanno alla radice del ruolo del Papato nella Chiesa cattolica. Egli mette innanzitutto in evidenza l'utilità della critica nella ricerca della verità, e pone l'accento sull'importanza dell'opinione pubblica, ricordando come l'apertura a vedute diverse non sia e non debba essere mera ricerca di consenso. Tra gli argomenti del libro l’autore tratta il problema concreto della centralizzazione. Scrive in proposito monsignor Quinn: "Dal punto di vista teologico si manifesta una contraddizione nella minuziosa e crescente centralizzazione da parte di Roma, da un lato, e l'insegnamento della Chiesa sulla collegialità e la comunione, dall'altro. Una contraddizione analoga si verifica tra il leale e coraggioso appello all'unità dei cristiani e l'insistenza ed espansione della centralizzazione, con il suo risultato di riduzione della collegialità e della legittima diversità". Il modello che ispira l'autore è la Chiesa del primo millennio: in essa la collegialità dei vescovi coesisteva armoniosamente con l'ufficio papale, senza essere da esso soffocata. Oggi le Conferenze episcopali paiono, invece, scontrarsi con le "politiche negative di Roma", che tendono ad indebolire le Conferenze e a rafforzare la centralizzazione della Chiesa cattolica. Una centralizzazione che è anche un continuo eccessivo controllo su tutto, una eccessiva centralizzazioni di cui la Chiesa cattolica deve liberarsi: "C'è un parallelo singolare – scrive ancora Quinn - tra il bisogno di decentralizzazione nella Chiesa e l'esperienza di società internazionali, della Croce Rossa internazionale e di varie organizzazioni delle Nazioni Unite. Le grandi società internazionali, per esempio, hanno scoperto che un eccessivo controllo centralizzato è controproducente. Molte di esse hanno adottato la formula della "autonomia controllata". Tale formula viene così descritta: "Nell'autonomia controllata le persone, in qualunque punto dell'impresa si trovino, sono abilitate - e di fatto incoraggiate - ad eseguire le cose a loro modo. Vengono chiesti attivamente dei suggerimenti. Ma tutto questo ha luogo all'interno di un contesto di direzione. Le persone sanno quali sono i confini; sanno dove possono agire di propria iniziativa e dove no. Chi dirige sa che il suo compito è quello di stabilire questi confini, dopo di che può veramente levarsi di mezzo". Una delle più grosse difficoltà nelle grandi imprese che cercano di attivare l'autonomia controllata è la resistenza dei manager di secondo livello. "Uno dei problemi che si presenta continuamente... è la poca disponibilità dei manager di vecchia scuola a rinunciare alla segretezza e al dirigismo. Per loro, il coinvolgimento degli impiegati ha tutta l'aria di una perdita di controllo"".


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