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Centro Nuovo Modello di Sviluppo

Geografia del supermercato mondiale

ed. Missionaria Italiana, Bologna, L. 20.000

L’altra faccia della globalizzazione

Bisogna pur ammettere che ci sono dei Vescovi che ne hanno fatta di strada! Dal benedire la politica aziendale FIAT degli anni ‘50 al rifiuto del Vicario Generale della Curia di Alba Don Gianolio di avallare con una Messa i futuri progetti della ditta Miroglio, non proprio favorevoli ai lavoratori…

"È l’azienda che conta, molto meno i lavoratori e la proprietà" aveva solennemente affermato l’industriale Miroglio. E Don Gianolio mettendo in pratica le affermazioni, sempre più spesso ribadite dal Papa, riguardo al primato dell'uomo sulla produzione, ha risposto con "questo gesto sofferto… che è anche un invito al dialogo".

Anche negli anni ‘80 Don Gianolio si era opposto alla decisione della stessa ditta tessile di far lavorare anche la Domenica e l’aveva spuntata. Non si tratta di un principio da poco, il primato delle persone non riguarda soltanto i lavoratori albesi che rischiano il licenziamento, ma anche i lavoratori dei Paesi del Sud del mondo. Verso di essi e soprattutto verso i loro bassissimi salari, la loro mancanza di garanzia e lo sfruttamento di manodopera minorile si muove la "delocalizzazione" fenomeno di bruciante attualità.

Perché non affrontarlo insieme?

A questo proposito vorrei segnalare un testo molto chiaro e discorsivo, che tratta il fenomeno piuttosto complesso della globalizzazione. "Geografia del Supermercato Mondiale", studiato per le scuole Medie e Superiori, può essere un ottimo approccio per chi si avvicina per la prima volta alla mondialità. Il libretto, poco più di 100 pagine con ampie figure e dati in tabelle, presenta l’altra faccia della medaglia dell’economia che l’Occidente sta sbandierando come portatrice di benessere in tutti i continenti. Il testo illustra i vari tipi di sfruttamento che si nasconde dietro il "libero mercato".

Il vero problema di come si sta affrontando la globalizzazione al giorno d’oggi è che esistono poche decine di multinazionali, molte delle quali hanno un fatturato anche superiore al PIL di alcuni Paesi, che spostano intere catene di produzione in aree in cui i diritti sindacali sono praticamente azzerati, per subappaltare a ditte locali, liberandosi così da ogni responsabilità.

È chiaro che il fine è di ottenere maggiori risparmi sulla manodopera, per poi investire migliaia di miliardi in pubblicità e marketing facendo salire notevolmente i profitti. Nel capitolo 5 che illustra dettagliatamente il problema, si documenta che sul prezzo di un paio di scarpe Nike, ad esempio, la quota destinata alla manodopera è soltanto l’1,69%!

Oltretutto le ditte appaltatrici ricorrono ad orrende forme di reclutamento del personale sempre più rappresentato da bambini e bambine sotto i 14 anni, di cui in alcuni Paesi (specie nel Sud-Est asiatico e dell'Africa saheliana) raggiunge il 50%'.

Tutto ciò benché l'ILO e l'UNICEF, organi ufficiali dell'ONU che si occupano di lavoro e infanzia, ne proclamino l'illegalità. In alcuni casi si tratta di vera e propria schiavitù, come in India (dove sono 55 milioni i bambini-lavoratori!), in cui si presentano ai genitori di famiglie povere, giovani dall'aspetto "per bene" proponendo per i loro figli corsi professionali stipendiati per inserirli nel mondo del lavoro, versando un anticipo che risulta invece essere alla fine la cifra per cui il ragazzino viene comprato. Se i genitori non andranno a liberarlo, infatti, egli vivrà nei magazzini dove lavora, respirando sostanze tossiche (vernici, colle) sotto continue minacce, ignorando i propri diritti, risultando quindi facile preda dei padroni di queste vere e proprie prigioni con la complicità delle multinazionali e delle

autorità locali che "chiudono un occhio".

Se pensiamo che questi problemi appartengono a mondi lontani, ci sono le statistiche a ricordarci che anche in Italia, specie nel Sud, fiorisce il lavoro minorile con la condizione allarmante di 500 mila bambini costretti a lavorare prima della fine della scuola dell'obbligo. Ma che possiamo fare noi nel nostro piccolo di fronte a problemi cosi enormi? Tanto non cambierà mai niente, si sente dire da più parti.

A parte che di leggi immutabili e di certezze ce ne sono davvero poche, non saremo mica così indottrinati dai media che questo mondo al servizio del denaro sia l’unico possibile!

Il "tallone d’Achille" dell’economia senza scrupoli è stato individuato negli ultimi capitoli del testo come il consumo consapevole. Già alcune operazioni di boicottaggio hanno dato i loro frutti, dalla Nestlè alla Reebok – Nike i cui presidenti si sono incontrati per darsi delle regole. Inoltre si cerca di spingere gli organi addetti ad approvare leggi che garantirebbero un minimo di dignità agli sfruttati del Sud del mondo, in primo luogo i bambini. Si tratta della cosiddetta "Clausola Sociale" di cui si parla nel capitolo 7.

Infine un esempio: chi di noi 10 anni fa aveva sentito parlare di commercio equo e solidale? Mentre ora questo tipo di commercio raggiunge percentuali consistenti, percentuali che, se ci si dà da fare, cresceranno ancora.

Paolo Oitana


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