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Piero Barbaini

Essere chiesa

Lettera ai cattolici della mia generazione

Edizioni associate £ 23.000 (con introduzione di Filippo Gentiloni)

Nell’attuale clima, in cui i mass media cattolici e laici (!) fanno a gara nell’esaltare Papa Wojtyla e le sue megainiziative (megaraduni, megaconcerti...), come una voce fuori dal coro si colloca l’autore della lettera, lo storico Piero Barbaini, da sempre amico e compagno di strada di Tempi di Fraternità.

ESSERE CHIESA: come non collegare questo libro al movimento che si va diffondendo in Italia ed all’estero "Noi siamo Chiesa" di cui pure si è occupato recentemente TdF?. Infatti in questo solco si svolge l’analisi critica e la proposta costruttiva dell’autore.

Il sottotitolo, riferendosi a una generazione che ha vissuto il Concilio tra speranze e delusioni, potrebbe collocare il libro nel filone del "come eravamo". La lettura rivela invece tutt’altro. Barbaini vede i cattolici, i cristiani e Dio stesso profeticamente avviati verso il futuro, verso i cattolici della prossima generazione, verso i cristiani di diversi mondi e di diverse culture.

Il libro consta di due parti ben distinte: la prima è suddivisa in cinque decadi, i titoli delle quali sono assai stimolanti: La relatività cattolica; Il Cristianesimo come relatività; Dio è relativo; La Chiesa è laica; La buona novella.

La seconda parte contiene interventi di credenti che hanno vissuto con impegno e spirito critico la primavera della Chiesa ai tempi del Concilio e che, nell’opacità del presente, portano avanti i valori promossi dal Concilio stesso e tutt’altro che seguiti dagli attuali vertici ecclesiastici.

Il nocciolo delle argomentazioni di Piero Barbaini è l’esigenza di un profondo cambiamento di mentalità nella Chiesa ed in coloro che si dicono credenti: questo cambiamento demolirà obsolete e castranti strutture ecclesiastiche. La mentalità ecclesiastica è infatti quella di una struttura di potere che tiene segregata, a suo vantaggio, la PAROLA, la Buona Novella, rivolta invece a tutti gli uomini di tutti i tempi, di tutti i luoghi.

Fondamentale è la constatazione che Cristo, incarnandosi nella storia, rinunciando a una trascendenza immobilistica, ha scelto di farsi relativo all’uomo, di mettersi a suo fianco, nel relativo della realtà storica e quotidiana.

Il Vangelo, per Barbaini non è destinato ad affermare il potere del tempio (la religione dogmatica e papista) ma a liberare l’uomo, questo uomo in questa storia, è il Vangelo delle beatitudini, delle speranze dell’umanità. La visione laica del cattolicesimo, del cristianesimo e persino di Dio (terza decade), combatte tutte le forme di sacralità che dividono gli uomini e li immobilizzano in un ruolo precostituito: pensiamo ai concetti di Chiesa docente e Chiesa discente. Le strutture di potere ecclesiastiche, invece, sono ancora murate nella loro sicurezza di possedere- esse sole- Dio. Nonostante le autocritiche e le richieste di perdono pronunciate da Papa Wojtyla per le persecuzioni contro gli eretici o le discriminazioni contro gli Ebrei, rivolte esclusivamente al passato, le radici che hanno prodotto quei comportamenti autoritari e repressivi sono ancora ben vive. Chi ci dice che non ne produrranno ancora? Salvo poi essere riconosciuti come "deviazioni dal Vangelo" e fatte oggetto di richiesta di perdono nel terzo millennio...

Piero Barbaini svolge la sua coraggiosa argomentazione con uno stile personale ed appassionato: in esso si potrebbe ritrovare l’indignazione che Dante provò nei confronti di Bonifacio VIII, Papa politico, che non a caso l’autore paragona a Papa Wojtyla. Nell’argomentazione e nella polemica si sente il calore umano, direi l’entusiasmo giovanile, l’amore profondo per Cristo e per una chiesa viva e vera, contro il modo antievangelico, autoritario, autoreferenziale di presentare il cattolicesimo da parte dell’attuale casta sacerdotale.

Un libro di grande impatto intellettuale ed emotivo, che vale la pena di leggere, soprattutto in questo momento per gli argomenti che fornisce e per le speranze che sostiene: esso risvegli la mente ed allarga il cuore di chi vuole vivere la realtà del Vangelo. La buona novella cui si riferisce l’ultimo capitolo è il cammino di liberazione, la rottura degli steccati e delle apparteneze, la libertà nella Chiesa, libertà che è vita, mentre l’uniformità richiesta, anche imposta è morte. "Il simbolo cristiano della risurrezione passa di lì o è una finzione" questa è la buona novella.

Andreina Cafasso


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