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D.Novara-P.Landero SCEGLIERE LA PACE - EDUCAZIONE ALLA SOLIDARIETÀ di Minny Cavallone

Edizioni Gruppo Abele - Torino 1994 pp. 135 - £ 20000

Di fronte al dilagare della violenza nelle sue varie forme (guerra, intolleranza, criminalità organizzata, persino lo sport e il traffico quando provocano "stragi" e non soltanto del "sabato sera"), ci si chiede smarriti: "Si può fare qualcosa per contrastarla sul piano formativo?". Una risposta affermativa equivale ad una scommessa basata sull'ottimismo realistico. Educare alla pace ed alla solidarietà, nella scuola ed in altri contesti, significa progettare e realizzare gradualmente un percorso verso questo fine. E' però estremamente importante adottare una metodologia adeguata: si tratta di partire dal vissuto personale e dalla relazione con "l'altro", per arrivare a "star meglio tutti", insieme. Si tratta anche di non usare solo il linguaggio verbale, ma anche il corpo, le immagini, i suoni... Si tratta infine non di "insegnare quello che si deve pensare", ma di "insegnare a pensare".

Su questa impostazione pedagogica si basa il recente libro di Daniele Novara e Patrizia Londero "Educazione alla solidarietà", ultimo della serie "Scegliere la pace", dopo quelli riguardanti il disarmo, i rapporti interpersonali e la giustizia.

Nella prima parte sono illustrati circa quaranta giochi ed attività volti a contrastare il razzismo ed i pregiudizi, per andare verso un incontro fatto di rispetto reciproco.

La seconda parte offre piste di lavoro su temi sociali attualissimi: la violenza stradale, l'interculturalità, i bambini vittime della guerra e l'educazione alla legalità democratica.

"Quando diverso non è bello" è il titolo di un gioco su cui desidero soffermarmi per dare un'idea dell'impostazione psicologica che sottende queste attività. Il gioco propone di liberare sentimenti negativi verso l'altro, non negandoli ma sdrammatizzandoli. L'educatore invita i ragazzi a scrivere su un biglietto con quale tipo di persona non vorrebbero stare nel banco, a rappresentare con un disegno la "relazione difficile" che sente verso quel tipo di persona e a far emergere i sentimenti negativi che nutre. Al termine i foglietti, rigorosamente anonimi, saranno raggruppati su un cartellone e tutti saranno invitati ad osservare le proprie e le altrui difficoltà nel rapporto con i "diversi", notando i problemi maggiormente ricorrenti. I bambini, purtroppo, sono particolarmente permeabili ai pregiudizi presenti nell'ambiente circostante, anzi per i più insicuri la condivisione di tali pregiudizi diventa un modo per sentirsi confermati socialmente e più vicini agli adulti che amano. Perciò combattere in modo diretto ed esplicito questi pregiudizi non sarebbe psicologicamente efficace.

Altri giochi ed attività, invece, servono ad entrare in un rapporto di empatia e collaborazione con l'altro, sperimentando che siamo tutti "uguali e diversi" e che cooperare è produttivo e può essere anche divertente. Il divertimento infatti, spesso purtroppo assente dall'ambiente scolastico, giova al processo educativo e contribuisce allo sviluppo di personalità sufficientemente sicure e quindi anche capaci di accettare gli altri e di saperli contrastare, se necessario.


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