È il tempo della fraternità?
Data: 24 Febbraio 2021
Autore: a cura della redazione
Nel mondo attuale sono aperti numerosi conflitti, grandi tragedie accompagnano le migrazioni e sono evidenti altri atteggiamenti aggressivi e fortemente impattanti sul futuro: parliamo del dominio dell’economia globale, della corruzione, dello sfruttamento selvaggio del pianeta, della distruzione dell’equilibrio ecologico, dell’egoismo dei popoli ricchi sempre più ricchi. A partire da tutte queste considerazioni si percepisce, con sempre maggiore acutezza, l’esigenza di una convivenza basata sulla fraternità. La fraternità è infatti tra i pochi strumenti di speranza in una società più giusta, umana, democratica, un valore da difendere anche per riaccendere in tutti, e in particolare nelle nuove generazioni, la speranza per il futuro.
La recente pubblicazione (3 ottobre 2020) dell’Enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti” ha favorito per fortuna l’emergere, nell’ambiente prevalentemente religioso, di una discreta riflessione sulla fraternità e l’amicizia sociale e sulla loro concreta possibilità di influenzare in positivo le relazioni umane. Che cos’è la fraternità se non la legittima umana aspirazione a vivere giuste relazioni con le donne e gli uomini e con il mondo intero, perché paritarie, orizzontali, non caratterizzate dal dominio del forte e potente sul debole e indifeso, del ricco sul povero? È un’utopia forse, è un bel sogno solamente da cui svegliarci quanto prima? È cosa forse dedicata ai soli ragazzi e ragazze e non alle persone adulte e mature? Perché non possiamo aspirare ad essere fratelli e sorelle con i nostri fratelli e le nostre sorelle? Perché il racconto di Caino e Abele non può trovare oggi un nuovo epilogo, in cui la vita vinca finalmente la morte? Siamo forse tutti dentro un grande inganno? Come la mettiamo allora con tutti i poveri crocifissi della storia? Sono morti invano?
Quante domande vengono alla mente (e potremmo continuare), proprio in questo 2021 in cui il nostro mensile “Tempi di fraternità” compie 50 anni. Come ricorderete, nella copertina del numero di gennaio abbiamo scritto: “Abbiamo impiegato 50 anni per diventare giovani”. Se l’essere giovani significa avere davanti ancora un orizzonte da poter ammirare e un po’ di cammino da percorrere, rivendichiamo allora il diritto di essere ancora giovani, con la voglia di esplorare e comprendere il mondo al fine di contribuire a renderlo più giusto e migliore. Al capitolo 11 della “Fratelli tutti” c’è una bella frase che merita di essere riportata a questo punto: “ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. È il cammino. Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno. Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti”.
Anche “Tempi di fraternità” è stata, e lo è tuttora, una rivista in cammino, iniziato nel solco del francescanesimo (la rivista precedente si chiamava “Sentiero francescano”) e, grazie alle intuizioni di Elio Taretto, uomo di speranza perché credeva nella possibilità di cambiamento, sia nelle grandi sia nelle piccole cose della vita. Il suo cuore aveva battuto in sintonia con le grandi aspirazioni degli uomini e delle donne vissute quotidianamente nel servizio agli altri, nella promozione di nuove sensibilità e di più adeguate scelte nei confronti dell’ingiustizia e del rapporto con la natura, nell’impegno per la pace e per il bene comune. Da qui la sua scelta di vivere in una comunità extraconventuale la sua vocazione religiosa di frate cappuccino: la piccola fraternità Emmaus a Pino d’Asti e, successivamente, ad Albugnano (AT), composta da uomini e donne, laici e religiosi, adulti e non, è stata per quasi 30 anni la sua famiglia e la sua casa. Elio è morto il primo dicembre 1993. Già 50 anni fa, in epoca successiva al ’68, si sentì l’esigenza di metterci in sintonia con i “tempi”, nella convinzione, mai venuta meno, che questi sono stati, e lo sono tuttora, i tempi giusti della “fraternità”, per il bene di tutti e di tutto. Ma non solo: sono questi anche i tempi giusti per realizzare la parità di genere anche nella chiesa, perché il contributo femminile sia centrale, per affermare la “sororità”. Nella sequela di Gesù, siamo tutti e tutte discepoli e discepole.
Per circa dieci anni (dicembre 2000-luglio 2010) abbiamo realizzato la rubrica “Tempi di sororità”, uno spazio dedicato alla sorellanza tra donne che volevano raccontare e condividere la loro ricerca e le loro esperienze in tutti gli ambiti della vita, di esprimere con forza la loro identità e la lotta per una società e una chiesa troppo coniugata al maschile. Una bella esperienza che ha aiutato il cammino di “donne e uomini in ricerca e confronto comunitario”. Fraternità e Sororità, Fratelli e Sorelle rappresentano due differenze che diventano al tempo stesso due valori da mettere in gioco, a concreto contrasto alle grandi disuguaglianze presenti oggi nel mondo. E quindi, per rendere credibile il cammino stesso, è necessario fare pratica di fraternità e sororità al fine di avviare lo sviluppo di una nuova coscienza fraterna e solidale.
Nel capitolo 103 di “Fratelli tutti” si dice: “Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori? Succede che la libertà si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa, o solo per possedere e godere.”
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