25 APRILE 1945, LA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO
Data: 25 Aprile 2010
Autore: Mario Arnoldi
C’è molta confusione sui fatti della Resistenza e della Liberazione dal nazifascismo, sul quadro di fondo rappresentato dalla seconda Guerra Mondiale, su chi ha combattuto e contro chi e su quali sono state le motivazioni di quella lotta, i risultati e le loro conseguenze sino ad oggi. Alla confusione sui fatti corrisponde la confusione delle parole. Sono molti gli adulti di cultura media e i giovani che, interrogati, mostrano di non sapere che cosa si festeggia con la ricorrenza di oggi. A scuola difficilmente si giunge coi programmi di storia al secondo Novecento. So di molti insegnanti che, alla maturità delle scuole medie superiori, hanno chiesto agli alunni di parlare della seconda Guerra mondiale e si sono sentiti rispondere che il programma si è fermato prima, oppure, peggio, hanno dovuto ascoltare “chiudendo un occhio” il racconto della prima Guerra mondiale con parole posticce. E’ questo infatti il momento più avanzato a cui arrivano di fatto i programmi. E la riforma scolastica attuale non migliora certo la situazione.
“La Resistenza è stata un processo di particolare complessità, un fenomeno storicamente fondamentale, ma che non si presta a formule univoche. Essa fu insieme ‘guerra di resistenza’ contro l’occupante tedesco; fu ‘guerra antifascista’ poiché si combatteva contro i continuatori del regime; fu ‘guerra di liberazione’poiché in molti vi era una precisa coscienza di lottare per il riscatto nazionale; fu ‘guerra partigiana’ per le tecniche di combattimento, e fu ‘guerra rivoluzionaria’ per tutti quelli che volevano costruire una nuova società. Fu infine ‘guerra civile’ combattuta dai protagonisti di una generazione lacerata. Si unirono nella lotta formazioni socialiste, le ‘brigate Matteotti’; formazioni comuniste, le ‘brigate Garibaldi’; le formazioni di ‘Giustizia e libertà’, liberale risorgimentale, democratica, di riscatto nazionale, laica, repubblicana, federativa e progressista; formazioni cattoliche e altre. Il comando unitario delle formazioni partigiane fu assunto dal Comitato di Liberazione Alta Italia (CLNAI). La guerra di resistenza quasi assente nel meridione, che veniva progressivamente conquistato dagli alleati sbarcati in diversi porti del sud Italia, salvo grandi episodi come la liberazione di Napoli, si sviluppò con caratteri diversi secondo il terreno in cui i partigiani operavano: le città, la montagna, la collina, intrecciando rapporti con la popolazione e tecniche di lotta diversificate. Particolarmente duri furono il primo e il secondo inverno, 1943 e 1944, anche per la lentezza dell’avanzata alleata dal sud, fermata dai tedeschi nell’estate del 1944 sulla linea Gotica, che attraversava l’Italia da Rimini verso La Spezia. Dopo lo sbarco in Normandia degli anglo-americani, che liberarono la Francia e gran parte dell’Europa del nord, l’insurrezione finale riuscì a liberare le principali città settentrionali prima dell’arrivo degli alleati: il 25 aprile le formazioni partigiane entrano combattendo a Torino e Milano, il regime fascista di Salò crollava e Benito Mussolini, che stava fuggendo verso la Germania, veniva giustiziato con altri gerarchi. Il 2 maggio Berlino veniva occupata dall’Armata Rossa. Il conflitto europeo era finito, si instaurava un nuovo assetto nel mondo. L’atomica di Hiroshima, che piegava il Giappone, poneva però il mondo stesso sotto il segno della minaccia atomica”. (C. Segre, C. Martignoni, Guida alla letteratura italiana. Introduzioni storiche, B. Mondadori, 1996).
Già alla fine della seconda Guerra mondiale, gli interessi dei singoli paesi, prima alleati, avevano portato a divisioni gravi nella geopolitica del mondo, frantumando quell’unità che aveva sconfitto il nemico comune che voleva imporre la sua dittatura sull’Europa e sul mondo. Oggi il pianeta vede svilupparsi una globalizzazione economica e finanziaria ad opera di pochi centri di potere, che, molto più delle dittature del Novecento, impongono valori e interessi tutt’altro che generalizzati all’umanità: l’apparente unità globale, copre divisioni profonde; gli interessi particolari di alcuni lasciano la maggioranza del mondo nella indigenza e nella povertà. Anche oggi, come contro la dittatura nazista, avremmo bisogno di una nuova Resistenza e di una nuova Liberazione, che sconfiggano lo sfruttamento di una parte del mondo, piccola, sull’altra, di gran lunga maggiore; che trovino una via perché l’espulsione dal mondo del lavoro dei giovani e meno giovani sia compensata da altre attività ugualmente gratificanti; perché lo sfruttamento nelle forme più diverse delle donne e dei bambini venga a cessare; perché i diritti umani siano uguali per tutti; una nuova Liberazione grazie alle quale si raggiunga la progressiva abolizione delle armi tradizionali e soprattutto atomiche da parte di tutte le nazioni e venga assicurata la composizione concordata dei conflitti tra le nazioni e i gruppi umani.
Ma le divisioni prevalgono ancora e il cammino sarà lungo. Questo appare chiaro anche nella ricorrenza odierna del 25 aprile. Di fronte a una memoria che dovrebbe essere condivisa e fondante c’è chi nega la violenza operata dal nazifascismo per poter negare quella attuale, chi afferma che la Liberazione è avvenuta solamente grazie alle forze americane, chi assimila i partigiani a dei volgari assassini, chi pensa che i diritti umani non debbano essere uguali per tutti. Il presidente della Repubblica Napolitano e il premier Berlusconi hanno preferito celebrare la ricorrenza del 25 aprile il 24 alla Scala di Milano, per evitare la piazza che può riservare sorprese. La solidarietà e il welfare hanno ceduto il passo, nelle celebrazioni, a motivazioni futili di alleggerimento o divertimento per coprire i problemi reali del paese. I mass media sono pieni di esempi. Il presidente della provincia di Salerno Cirielli “cancella” dal manifesto celebrativo la Resistenza e la Liberazione e afferma che l’Italia è stata salvata grazie al sacrificio di migliaia di giovani Usa. La Chiesa sembra tacere, travolta dagli scandali “coperti” dei preti pedofili. Manifesti listati a lutto in Puglia, precisamente a Locorotondo, sono stati affissi per celebrare l’anniversario della morte di Benito Mussolini.
D’altra parte ci rincuora la serie di iniziative che commemorano e riattualizzano i valori della Resistenza e della Liberazione con iniziative sane, sia pure su obiettivi parziali. La provincia di Genova e l’Anpi distribuiscono gratuitamente nelle scuole, alle associazioni e a chi ne fa richiesta una mappa titolata “I percorsi della Liberà”. Una delle manifestazioni più sentite avverrà a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca, dove il 12 agosto del ’44 le SS uccisero 560 persone, donne e bambini compresi. E inoltre in tante città e paesi si svolgono diverse manifestazioni su obiettivi limitati, ma sempre collegati coi diritti umani: in difesa della Costituzione, per l’uscita dignitosa dei lavoratori dalla crisi, per una campagna di liberazione dal razzismo e dalla Lega nord, per la libertà dell’informazione, per la salvaguardia dell’ambiente, perché il Pil delle varie nazioni possa salvaguardare la felicità delle persone, per l’acqua bene comune, eccetera. C’è chi porterà in corteo i rom, gli inquilini sfrattati, oppure lo striscione di Emergency. Mi ha colpito inoltre che in una città molti giovanissimi si siano iscritti all’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, un fatto non solo formale, infatti quei giovani prevedono un impegno nel senso dei valori della Resistenza e Liberazione.
Un augurio per un 25 aprile liberato e liberante.
(mario.arnoldi@tempidifraternita.it)
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