Spiritualità
Qualche abbonato, pur dichiarando di apprezzare i contenuti di TDF, lamenta la mancanza di una sezione dedicata alla spiritualità, dicendo che la fede cristiana non si può esaurire nella sua dimensione politica e sociale, e che comunque - mentre in passato se ne presentava erroneamente soltanto la dimensione spirituale e personale - ora si commette l’errore opposto, restando comunque sempre prigionieri di una visione unilaterale del Vangelo.Qualcuno afferma di comprendere che questo non deriva da una deliberata volontà di esclusione dei temi della spiritualità (come tradizionalmente sono intesi) ma da un dare troppo facilmente per scontato che l’importanza della spiritualità è sottintesa (come quella della preghiera personale, per esempio) ma che semplicemente non potendo fare tutto ci si limita ai contenuti politico-sociali.
Personalmente credo che questi amici presentino un problema reale e vadano ringraziati per le loro osservazioni, e che in qualche modo si debba discuterle. Credo che potremmo innanzi tutto cercare di formulare il tema meglio di quanto io non abbia fatto in queste poche righe, poi chiedere ai nostri "esperti" di partecipare a questo dibattito, magari in rete, e produrre qualcosa in merito. Penso a Paolo De Benedetti, Adriana Zarri, Ortensio da Spinetoli, Enzo Bianchi, Luigi Bettazzi, Carlo Carlevaris e così via. Al limite si potrebbe porre brutalmente la domanda: Come preghi, tu? E pubblicare con silenzioso rispetto ogni risposta. Anzi, perché non porre questa domanda a tutti i nostri lettori, cominciando da questa quaresima, pregandoli anche di "digiunare" limitandosi a dare risposte concise (duemila battute)? Io potrei cominciare chiedendolo proprio agli amici che mi hanno posto il problema, così incominciamo a spiegare che della spiritualità é meglio non parlare ma metterla in pratica. Mi è sempre rimasto impresso un versetto dell’Imitazione di Cristo: Essere umili è più importante che conoscere la definizione dell’umiltà".
Mi sembrerebbe importante, in questo senso, che il dibattito portasse a dare una risposta a un quesito fondamentale: con tutta la spiritualità che ha praticato uno come san Bernardo di Clairvaux, al punto da essere nominato "dottore della chiesa" e da essere messo da Dante al canto 33 del Paradiso, ecc. ecc. come è potuto accadere che abbia giustificato lo sterminio degli "infedeli" assolvendone preventivamente i Templari e i Crociati in genere? E con tutta la spiritualità di Tommaso da Kempis, come si spiega l’acquiescenza dei monaci agli scandali dei monasteri e della gerarchia lungo i secoli? In sostanza, possiamo avere il coraggio di mettere le mani in questo vespaio e dire che la spiritualità è stata una grande trappola, ma dirlo in modo da aiutare i nostri lettori a capire che senza una robusta spiritualità non avremmo avuto né Oscar Romero, né Helder Camara, né Tonino Bello, né Dossetti e Lazzati e Turoldo e Giovanni XXIII ? Che cosa ha fatto sì che la loro spiritualità sia stata tanto diversa, negli esiti, da quella di Pio IX e di Escrivà, che pure hanno avuto espressioni spesso molto simili?
Ho ragionato ad alta voce, o meglio a colpi di tastiera. Che cosa mi dite? Avrei fatto meglio a fare un giro in montagna?
Eppure è proprio facendo giri in montagna che rimugino questi pensieri.
Gianfranco Monaca
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